Internet in Italia? Di scarsa qualità secondo lo studio annuale dell’Economist Intelligent Unit sul benchmark tecnologico (precedentemente noto con il nome di “e-readiness“), che valuta il grado di connettività di 70 Paesi a livello globale. Il nostro Paese perde infatti una posizione nella classifica Economia Digitale 2010 passando dalla 26esima alla 27esima posizione con un punteggio di 6.92 contro il 7.09 del 2009.
Esemplare il Nord d’Europa con quattro nazioni in testa alla classifica. Buoni anche i progressi di Taiwan e Corea del Sud, per non parlare di quelli della Finlandia, in cui la banda larga è diventato un diritto fondamentale.
Prima la Svezia (8.49), che scavalca la Danimarca (8.41), caratterizzate da elevati indici di connettività, contesti commerciali e giuridici stabili, forti elementi a traino dell’educazione e della cultura, politiche governative a supporto dell’IT e un utilizzo attivo e sempre crescente dei servizi digitali da parte di privati e aziende.
In 49 dei 70 Paesi considerati dalla classifica il canone mensile per la banda larga offerta dal principale provider è pari a meno del 2% del reddito mensile medio familiare, contro i 42 Paesi del 2009 e i 33 del 2008.
Con una riduzione del digital divide, oggi la priorità dei Paesi non è più quella di diffondere semplicemente la tecnologia ma si è trasformata nel cercare di massimizzarne i benefici economici e sociali.
Da qui il nuovo nome dello studio, che introduce anche nuovi parametri di valutazione nel modello di ranking – che spiegano anche il perchè la classifica si sia così modificata – che prendono in considerazione anche la qualità delle connessioni, la presenza di fibra ottica e reti 3G e così via.
I leader digitali, infatti, sono oggi i Paesi asiatici, che hanno superato le prestazioni di Europa e Nord America soprattutto per i risultati ottenuti sulla qualità della banda larga e delle reti mobili.