L’Italia si colloca in coda alla classifica dei Paesi dell’Unione Europea con ampie capacità di spesa di fondi destinati a ricerca, innovazione e ICT. Secondo l’indagine promossa dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, al vasto programma relativo all’Agenda Digitale non fa seguito una altrettanto valida attività volta a rendere più competitive aziende e infrastrutture tecnologiche.
=> Lavoro: profili ICT più richiesti
I fondi strutturali (FESR) per l’innovazione tecnologica non vengono gestiti in modo da sfruttare al meglio le risorse concesse, tanto che su un plafond di 8,3 miliardi di euro complessivi sono stati spesi solo 828 milioni (pari al 12,3% del totale).
Panoramica
Dal punto di vista regionale, inoltre, Puglia, Campania e Sicilia sono le regioni che hanno impostato programmi di investimento più ingenti superiori ai 600 milioni di euro, tuttavia solo la prima ha già rendicontato il 12% delle spese effettuate.
La capacità di spesa è invece a uno stadio avanzato per le regioni Liguria (45%), Emilia-Romagna (41%), Toscana e Valle d’Aosta (38%), seguite dalla Sardegna (34%). In coda alla classifica troviamo, oltre che Campania e Sicilia, anche l’Abruzzo (3%), il Lazio (4%), il Veneto (6%) e il Piemonte (8%), tutte in forte ritardo rispetto alla rendicontazione delle spese.
Occupazione
Dal punto di vista dell’occupazione, inoltre, il settore ICT vanta 775mila occupati ma la crescita dal 2008 a oggi è stata di sole 11mila unità, tanto che nella Penisola la quota di addetti alla produzione di beni altamente tecnologici è pari allo 0,9%, contro una media europea che corrisponde all’1,1%.