L’Università di Bologna… virtualizzata

di Noemi Ricci

2 Gennaio 2008 09:00

Passare da 200 a 7 server e da 35 a 4 sistemisti. E inoltre implementare un sistema di business continuity e di disaster recovery. Il CeSIA ci è riuscito con la virtualizzazione e un cambiamento gestionale

Al Forum PA svoltosi lo scorso Maggio a Roma diverse amministrazioni hanno confrontato le proprie esperienze in materia di consolidamento e virtualizzazione dell’infrastruttura tecnologica, evidenziando i conseguenti miglioramenti nell’efficienza operativa. Il CNIPA, dopo la pubblicazione delle linee strategiche per il triennio 2008-2010 in cui chiede alle PA di programmare interventi per la razionalizzazione delle proprie infrastrutture IT, supporterà le iniziative pilota attraverso un sostegno diretto e la costituzione di un centro di competenza.

Al convegno di Maggio il dott. Alessandro Cantelli, del Centro sviluppo e gestione dei Servizi Informatici d’Ateneo (CeSIA), ha presentato l’esperienza dell’Università di Bologna per quanto riguarda la Server Consalidation basata sulla virtualizzazione. Si tratta di un progetto di consolidamento dei server orientato all’ambito business, esigenza dettata dal fatto che il centro di calcolo dell’ateneo fornisce servizi di rete per la ricerca, ma soprattutto per la normale gestione come Pubblica Amministrazione.

Il CeSIA supporta in senso stretto tutta l’informatizzazione dell’Amministrazione Centrale, i database, i servizi per l’Ateneo, le applicazioni di sviluppo e hosting, ALMAnet e soprattutto la sicurezza informatica.

La situazione originaria

I lavori hanno avuto inizio nel 2004, dopo un censimento e un’analisi necessari per poter virtualizzare e rendere più efficienti ed efficaci i 199 server dedicati a singole applicazioni/servizi. Su questi lavoravano 35 sistemisti, l’87% dei quali avevano anche la funzione di referente del servizio, ovvero chi gestiva e lavorava sulla macchina era incredibilmente anche chi gestiva l’applicazione. La distribuzione sistemi operativi nei server era 17% Linux, 10% Aix, e il restante diverse versioni di Windows.

Al 2004, i servizi per la business continuity e disaster recovery erano quelli che poteva fornite l’uso dei RAID, redundant power e remotizzazione dati. Sono state rilevate il 21% di assistenze scadute sull’hardware; solo sul 18% dei parco servizi era stato effettuato un backup e solo sul 24% delle macchine era presente un antivirus. I patching avvenivano esclusivamente in modo manuale, ma soprattutto il fondamentale monitoraggio dei sistemi era solamente del 7%, considerando che tutti studenti effettuano le iscrizioni online e che queste possono avvenire anche di notte, si capisce la grande importanza di questo servizio.

Nel 78% dei sistemi l’utilizzo rilevato della cpu e della ram erano inferiori al 10%, ciò significa che i server erano scarichi, si avevano quindi molte macchine molto scariche, molte sovrapposizioni, molti amministratori e conseguentemente molti costi.