Aspettando le femtocelle: per l’ufficio mobile, anche "senza campo"

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 20 Marzo 2008
Aggiornato 8 Febbraio 2023 14:31

Fino allo scorso anno quasi nessuno ne aveva eppure sentito parlare. Oggi, grazie anche agli sforzi degli operatori (Motorola, BT, Cisco, Ericsson, Huawei, Samsung, Vodafone, Telecom Italia, ecc.) e degli organismi preposti per “spingere” sulla standardizzazione 8Femto Forum), parlare di Femtocelle non produce più tra gli utenti mobili smarrimento o sguardi assenti.

In effetti, il 3G a basso costo – che promette di semplificare e potenziare le comunicazioni mobili indoor – ha da tempo superato lo stadio teorico e sta per arrivare anche nei nostri uffici. O almeno in quelli che desiderino poter fruire di servizi mobili ma non sono raggiunti dai tradizionali ripetitori.

Il sistema è semplice: le mini basi radio – grandi quanto un comune modem – sono in grado riprodurre il segnale mobile dello smartphone o cellulare 3G e indirizzare il traffico voce, dati e video su rete IP.

In questo modo si rivoluziona davvero l’uso del comune telefonino, estendendone la copertura wireless anche negli edifici geograficamente o logisticamente “non raggiunti”, garantendo così a uffici e aziende connessione mobile in banda larga sempre e comunque, anche per le sedi interrate o localizzate in aree periferiche.

Questa soluzione è stata pensata proprio per le piccole imprese che vogliono poter accedere in libertà  a soluzioni mobili business (ovviamente in banda larga) ma che si trovino in condizioni di scarsa disponibilità  di rete: le femtocell o più comunemente femtocelle, infatti, non sono altro che un sistema di accesso “replicato” e veicolato su protocollo internet, così da consentire la fruizione di servizi a valore aggiunto come il VoIP o il videostreaming.

Forse verrà  spontaneo domandarsi, perché allora non il Wi-Fi? La risposta è molteplice.
Prima di tutto perché operando in piccoli ambienti si scongiura il rischio di pericoli per la salute: la potenza radio di questi piccoli router wireless domestici è cento volte inferiore ai comuni access point wi-fi.

E in secondo luogo per la praticità  di installazione – una volta sul mercato saranno anche plug & play – e per i costi contenuti. E’ chiaro, infatti, che se gli operatori non devono sostenere i costi per la costruzione di nuovi ponti radio possono proporre per questo servizio tariffe competitive.

È difficile dire adesso quanto spazio di mercato potranno trovare le femtocelle. Molto dipende da quanto gli operatori sapranno tradurle in servizi e applicazioni. Ma anche in risparmio sui costi: virtualmente, i micro-ponti installati in ufficio potrebbero aprire le porte al mercato delle soluzioni convergenti fisso-mobile e magari anche alla possibilità  di telefonare su rete mobile con tariffe domestiche.

Comunque è ancora presto per “fare progetti”, quelli lasciamoci per ora agli operatori mobili che, in effetti, come evidenziato anche da un interessante studio ABI research sono ben consapevoli delle potenzialità  di business sul tappeto e sono all’oepra per definire i più efficaci modelli per cogliere le opportunità  di un mercato che, secondo le stime, entro pochi anni dovrebbe raggiungere un giro d’affari pari a circa un terzo di quello Wi-Fi.

Come è ovvio, l’unica condizione è che si raggiungano presto standard industriali unici e architetture comuni che consentano il lancio di massa sui mercati business e residenziali. A questo sta pensando il Femto Forum, associazione di operatori nata proprio per supportare il decollo della nuova tecnologia.

Le prime soluzioni si attendono per il 2008. In pole position, la Femto Home Access di Nokia Siemens Networks.