Google decide quello che puoi o non puoi vedere

di Stefano Besana

Pubblicato 3 Luglio 2007
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:50

L’articolo originale è apparso sul blog ufficiale di uno dei ricercatori di Kaspersky, il quale ha studiato il caso dei “blocchi” dei risultati di una ricerca nei quali sono incappati diversi utenti.

Google, blocca la possibilità di fare ricerche semplicemente perché il computer è considerato infettato da malware e spyware.

Non è comunque finita qui: l’IP dello sfortunato utente viene inserito in una blacklist temporanea e sbloccato solo dopo la digitazione di un codice apposito (secondo il classico metodo CAPTCHA).

Il ricercatore della nota ditta di sicurezza informatica sarebbe riuscito a ricreare il comportamento che genera il blocco, trovando come possibile spiegazione un meccanismo automatizzato di protezione contro gli spammer che utilizzerebbero Google per reperire indirizzi mail e ai SEO che spesso fanno ricerche continue per verificare le posizioni dei siti nelle SERP.

Ci si ricollega dunque al codice che permetterebbe di identificare un soggetto umano da uno spambot.
Certo, il sistema permette una maggiore protezione, ma ci consente anche di fare qualche piccola riflessione: il blocco dell’IP rappresenta potenzialmente un problema nel caso di utilizzo di una connessione dietro proxy, tutte le utenze riceveranno il messaggio di blocco.

Un discorso analogo potrebbe essere fatto per le reti NATate, come quelle di cui dispongono i clienti FASTWEB.

Stesso discorso per gli IP dinamici: un utente potrebbe trovarsi bloccato perché precedentemente il suo stesso IP apparteneva ad un’utenza infetta.

Ulteriori discussioni permettono di sconfinare anche nel campo della privacy: Google is watching you! (parafrasando anche un’espressione di Orwell in 1984).
Dello strapotere di Google si parlava anche su oneMarketing e su oneWeb20, inoltre è possibile trovare questo video su ictv.

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Possiamo essere accusati di spam o di essere infetti senza averne reale colpa, ma è veramente un problema così grave? È sufficiente digitare un codice perché tutto torni alla normalità, nessun difficile processo, solo un codice alfanumerico.