Il Governo fa dietrofront sull?incremento delle ore di lavoro per gli insegnanti inizialmente previsto dalla decreto legge di stabilità: 24 ore invece delle tradizionali 18 che hanno suscitato critiche e polemiche soprattutto dal mondo della scuola, in rivolta contro la nuova normativa che non inseriva anche un proporzionato aumento dei compensi.
L?ipotesi di portare l?orario di lavoro degli insegnanti a 24 ore è stata esclusa con una nota ufficiale del Ministero, stando a quanto annunciato dal sottosegretario Rossi Doria e, in un secondo momento, da una comunicazione diffusa da parte di Pd, Pdl e Udc, attualmente al lavoro per proporre un emendamento abrogativo della norma sull?orario lavorativo.
Le deputate della Commissione Cultura della Camera Maria Coscia (Pd), Elena Centemero (Pdl) e Luisa Santolini (Udc), infatti, hanno sottolineato la necessità di trovare strategie alternative per reperire i fondi necessari per la copertura finanziaria senza toccare le risorse umane della scuola.
«In accordo con il governo e i colleghi della Commissione Bilancio stiamo cercando le necessarie coperture finanziarie. Ci auguriamo che su questo emendamento ci sia la convergenza anche dei colleghi dell’opposizione affinché possa diventare un atto unitario di tutta la Commissione.»
L?incremento delle ore lavorative nella scuola pubblica era finalizzato a ottenere un risparmio di oltre 700 milioni di euro, obiettivo che il Governo dovrà quindi conseguire in altro modo. Al momento non sembra del tutto scongiurata l?ipotesi di un passaggio da 18 a 21 ore, tuttavia il Ministro Profumo ha chiarito che si tratta di un programma attualmente non al vaglio da parte dei tecnici del MIUR.