Università italiane sempre più vuote, e laureati sempre meno valorizzati anche dopo dieci anni dal conseguimento del titolo, con stipendi bassi e contratti precari. Per porre un freno all?abbandono degli atenei da parte dei giovani diplomati, che nell?anno accademico 2011 – 2012 sono stati il 60% dell?anno precedente, potrebbe essere efficace un drastico taglio delle tasse di iscrizione.
La situazione è stata messa in evidenza dal XI Rapporto del Comitato Nazionale per la valutazione del sistema universitario italiano, che ha sottolineato come i dati relativi al numero degli immatricolati dell?anno in corso sia il più basso degli ultimi 30 anni. Da parte dell?Udu (Unione degli universitari), arriva un resoconto preoccupante ma anche una proposta per ripopolare gli Atenei: porre un freno alle tasse universitarie.
«Questa drammatica fotografia del nostro Paese dovrebbe far saltare sulla sedia il Governo e la politica tutta. Da sei anni a questa parte un numero sempre più grosso di diplomati non si iscrive all’Università, in un Paese come il nostro ultimo in Europa per numero di laureati questo dovrebbe essere un enorme campanello di allarme. Basta leggere i dati dello stesso ministero o quelli delle indagini di Almalaurea: l?Italia ha una media di laureati nella fascia da 30-34 anni 14 punti percentuali inferiore alla media Ue e ha un percorso del tutto in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei.»
Un?aspra critica che mette in luce la crisi dello studio universitario, e anche le gravi carenze in materia di diritti allo studio e fondi destinati a coprire le spese degli studenti meritevoli o appartenenti alle basse fasce di reddito.
«È necessario quanto prima ridiscutere il sistema di tassazione prevedendo una diminuzione degli importi e un sistema nazionale e la vera discussione sul diritto allo studio non può che essere la necessità di garantire l’art. 34 della Costituzione e quindi la copertura totale degli studenti idonei alla borsa di studio. Se così non sarà, siamo pronti alla mobilitazione in ogni ateneo e in ogni città.»
La polemica contro il caro Università si amplia anche a causa della recente richiesta al Governo da parte della Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), di liberalizzare le tasse universitarie cancellando la norma che prevede come tetto massimo per gli importi il 20% del finanziamento pubblico ordinario. Una decisione che se da una parte consentirebbe agli Atenei di far lievitare ulteriormente le tasse per sopperire alla carenza di finanziamenti statali, renderebbe regolare una pratica già molto diffusa e denunciata da studenti e associazioni che tutelano il diritto allo studio.