Il canone Rai è la tassa più evasa dagli italiani, e stando alle ultime novità in materia questo tributo rischia di essere anche il più odiato. Oltre al versamento tradizionale che riguarda i privati, infatti, la Rai esige da quest?anno anche un canone speciale da tutti i possessori di PC, tablet, smartphone e altre apparecchiature che permettono di ricevere un segnale televisivo.
Per le imprese, infatti, è previsto il versamento del Canone Rai secondo quanto definito in un Regio decreto del 1938, novità fiscale che, tuttavia, ha scatenato non poche polemiche da parte delle associazioni di categoria e della stessa Confartigianato, che puntualizza sull?ambiguità del balzello attraverso il vice segretario Marco Valenti:
«La norma dice che gli esercizi devono versarlo se l?uso degli strumenti informativi è rivolto a scopi commerciali. Ma i bollettini traggono in inganno, perché questo non è specificato. Infatti che senso può avere che un idraulico o un verniciatore si serva di un video per intrattenere i clienti? Allora sorge il dubbio che la Rai voglia estendere la norma agli imprenditori che possiedono dei PC. In pratica, tutti. In teoria lo stesso dovrebbe valere per la Pubblica Amministrazione. La lettura del bollettino suscita dubbi interpretativi. Stiamo cercando di chiarire se la tassa verrà applicata a tutte le aziende in possesso di PC, indipendentemente dall?utilizzo svolto, o se interessi solo coloro che sfruttano il ‘Digital Signage? per veicolare messaggi pubblicitari mostrati ai destinatari attraverso schermi elettronici, i cui contenuti possono spaziare da semplici immagini statiche a video in movimento».
Come comportarsi in merito? Del nuovo tributo speciale – che parte da una cifra minima di 200 euro – si contesta soprattutto l?estendibilità a tutti i possessori (imprese e lavoratori autonomi) che siano in possesso non solo di un PC, ma anche di un semplice monitor, iPad, videofonino e perfino sistema di videosorveglianza, quindi tutto un pacchetto di strumenti tecnologici che sebbene non abbiano come finalità primaria la trasmissione di contenuti televisivi sono, in definitiva, in grado di farlo.
Pertanto, dalle associazioni di categoria arriva l?invito ad astenersi dal pagare il bollettino almeno temporaneamente, finché la faccenda non sarà chiarita e non avranno ricevuto risposta le numerose richieste di precisazioni: Rete Imprese Italia, ad esempio, si è rivolta direttamente al Presidente del Consiglio e al Ministro Passera precisando l?inadeguatezza del tributo, al fine di chiedere l?esonero dal versamento da parte dei lavoratori autonomi che allo stato attuale non utilizzano queste apparecchiature come se fossero televisori.
«Le somme previste vanno da un minimo di 200 euro fino a seimila euro all’anno. Una richiesta assurda tanto più se si considera che il governo spinge proprio sull’ informatizzazione per semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione».