Draghi: banche determinanti per le sorti della crisi

di Emanuele Menietti

8 Luglio 2009 13:00

Durante la sua relazione all'Assemblea dell'ABI, Mario Draghi ha sottolineato l'importanza di riportare sostegno e trasparenza per le imprese da parte delle banche

«Le banche sono determinanti nel rendere la crisi che stiamo affrontando più o meno duratura, più o meno profonda». Non ha dubbi in proposito il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, da poco intervenuto all’Assemblea dell’Associazione Bancaria Italiana per esporre la propria analisi sullo stato dell’economia e sulle prossime misure da assumere per uscire dalla crisi.

Secondo il responsabile di Banca d’Italia, la condotta degli istituti bancari nel corso dei prossimi mesi sarà determinante per poter uscire con maggiore rapidità dall’attuale momento di recessione. Il messaggio di Draghi è chiaro e sembra essere concepito principalmente per richiamare le banche alle loro responsabilità: «Bisogna conciliare il perseguimento di prudenti equilibri economici e patrimoniali con l’esigenza di non far mancare il sostegno finanziario alle imprese con buone opportunità di crescita, reali capacità di superare la crisi […] Un sistema bancario sano è condizione necessaria per lo sviluppo; è presidio del risparmio affidato agli intermediari».

Durante l’esposizione della sua relazione all’Assemblea dell’ABI, il Governatore ha sottolineato l’importanza di un sistema bancario non solo sano, ma anche trasparente con i clienti e dunque in grado di fornire tutte le informazioni necessarie su opportunità e margini di rischio legati agli investimenti. Un processo che passa inevitabilmente per un forte radicamento sul territorio degli istituti bancari, condizione necessaria per mantenere un rapporto diretto e stabile con la clientela.

Analizzando lo stato di salute delle banche italiane, Draghi ha ricordato come le risorse patrimoniali degli istituti bancari italiani siano ampiamente al di sopra dei minimi regolamentari, condizione che ha consentito di resistere anche ai venti più sferzanti della crisi senza particolari problemi di stabilità dei gruppi bancari. Il primo responsabile della Banca d’Italia ha comunque ribadito la necessità di rafforzare ulteriormente il patrimonio per affrontare i tempi ancora difficili del breve e medio termine legati alla difficile congiuntura economica.

Per il Governatore Draghi, un’altra importante lezione della crisi «è che i cattivi sistemi di remunerazione del management e dei responsabili delle funzioni chiave delle banche possono contribuire all’accumulo di rischi eccessivi». Gli emolumenti in funzione dei risultati di breve periodo portano a perseguire profitti immediati, rendendo meno semplice l’identificazione dei rischi che li accompagnano. Per attenuare tale fenomeno, molto rischioso per la stabilità del comparto finanziario, la Banca d’Italia ha istituito fin dall’anno scorso specifiche norme sugli schemi di remunerazione nelle banche.

«La crisi rafforza la necessità di continuare nell’azione per migliorare gli standard di correttezza e trasparenza nei rapporti con il pubblico; per dirimere in tempi rapidi le controversie tra gli intermediari e i clienti; per promuovere un uso più consapevole degli strumenti finanziari da parte dei risparmiatori e degli investitori. La fiducia della clientela è perno di stabilità del sistema finanziario» ha dichiarato Draghi, affrontando il difficile nodo del progressivo peggioramento del rapporto tra banca e cliente che ha portato a una sensibile perdita di fiducia da parte dei consumatori.

Non a caso, l’affondo più duro nella relazione del Governatore della Banca d’Italia ha interessato la gestione poco trasparente della commissione di massimo scoperto: «Ora le banche devono risolvere la questione alla radice; sostituiscano spontaneamente, una volta per tutte, le commissioni complesse e opache con commissioni ragionevoli sui fondi messi a disposizione (commitment fees); per il resto, si riconduca tutto all’applicazione trasparente dei tassi di interesse. A partire dall’inizio del 2010 i tassi determinanti ai fini di prevenzione dell’usura includeranno tutti gli oneri accessori: la commissione di massimo scoperto se ancora esistente, le commitment fees, i compensi di mediazione, ogni altra spesa connessa con il finanziamento».

Secondo numerosi analisti, l’attuale momento di crisi economica potrebbe favorire l’adozione di nuove misure tese a riformare e migliorare il comparto bancario. In gioco non c’è la sola fiducia dei clienti, ma anche la possibilità stessa per le banche di sopravvivere e superare senza eccessive difficoltà l’attuale congiuntura sfavorevole.