«Abbiamo tre anni per fare una riforma fiscale. Una riforma che può e deve essere fatta, e sarà fatta, non in termini di speculazione elettorale o di avventurismo demenziale, ma in termini di vero riformismo». Si è espresso così il Ministro dell’economia, Giulio Tremonti, sulla delicata questione della riforma del fisco nel corso di una intervista concessa al Sole 24 Ore [pdf]. Le dichiarazioni del primo responsabile delle finanze italiane giungono ad alcuni giorni di distanza dalle affermazioni del premier Berlusconi, che aveva inizialmente ipotizzato tempi brevi per riformare il sistema per tornare poi sui propri passi, smentendo la possibilità di procedere rapidamente verso un nuovo assetto del sistema fiscale italiano.
La strategia prospettata da Tremonti guarda al medio periodo e prevede tempi più lunghi, utili per inserire una serie di mofiche progressive ed evitare particolari traumi in un ambito dal quale dipendono buona parte delle sorti del nostro paese. Il ministro ha sottolineato come l’attuale assetto del fisco derivi da una concezione sviluppata nel corso degli anni Sessanta e trasformata in legge a partire dagli anni Settanta. Su questa impalcatura, ritenuta ormai vetusta, sono state applicate nei decenni successivi numerose toppe tese a mantenere in vita il sistema, senza procedere però a un effettivo aggiornamento dello stesso. Secondo Tremonti, dunque, l’attuale organizzazione del fisco riflette un mondo che non esiste più.
«È cambiato il modello produttivo con il passaggio dalla grande fabbrica alla medie e piccole imprese. Sono nati i distretti, siamo arrivati a 8 milioni di partite IVA. È nato il modello competitivo: negli anni Sessanta l’obiettivo era stato il Mec, adesso il Mec è solo un’isola nel mercato globale. È cambiato il modello tecnologico con l’informatica, i robot. È cambiato il modello sociale, prima c’erano più giovani che vecchi, adesso è il contrario, ma abbiamo più di 4 milioni di immigrati. È cambiato il modello istituzionale nel 2001 con il federalismo. Il sistema fiscale è diventato come sempre più vecchio, confuso e irrazionalmente complesso, spostato sul centro senza che il centro abbia più la piena forza nell’uso di tutte le leve. In ogni caso non possiamo entrare nel nuovo secolo con una macchina di 50 anni fa» ha dichiarato il ministo nel corso dell’intervista concessa al celebre quotidiano economico.
Per mettere in atto il cantiere dell’annunciata riforma, il Governo metterà a punto un nuovo ambito di confronto con le principali istituzioni interessate come l’Istat, l’Ocse, le commissioni competenti del Parlamento e gli esperti della Banca d’Italia, le realtà accademiche, le principali forze sociali e la Commissione Europea. Il coordinamento dei lavori avrà lo scopo di armonizzare le istanze, identificare i temi principali legati al fisco e alla riforma fiscale. Un compito complesso che nelle intenzioni governative sarà portato a termine in tempi ancora da fissare, ma sicuramente più lunghi di quanto inizialmente annunciato dal Presidente del consiglio.
Sul fronte della riduzione della pressione fiscale, Tremonti ha riconfermato la propria linea invocando prima di tutto la necessità di rispettare i vincoli di bilancio. Il numero uno di via XX Settembre non ha comunque escluso la possibilità di ridurre il carico fiscale prima del previsto, ma tale condizione sarà subordinata all’andamento dell’economia e della ripresa del ciclo economico dopo i difficili mesi caratterizzati dalla crisi.
«Per essere più chiari nella visione sul futuro dobbiamo capire cosa è successo. La crisi è venuta da fuori e ci ha colpito su un punto di forza, sul nostro export: sui 90 miliardi di ricchezza persa, 70 miliardi sono la perdita sul nostro super-export. Mentre gli uffici studi ci spiegavano che eravamo in declino, le nostre imprese conquistavano quote del mercato globale. Della globalizzazione siamo stati anche noi artefici come export e come vittime come caduta dell’export. Ma quando ripartirà il mondo le nostre imprese sono lì e ci saranno» ha poi aggiunto Tremonti, senza celare il proprio ottimismo per i margini della ripresa nel nostro paese.
Dall’intervista del Ministro dell’economia emerge come per la riforma del fisco saranno necessari tempi più lunghi di quanto inizialmente previsto. Sulla scrivania che un tempo fu di Quintino Sella iniziano ad accumularsi le prime proposte, ma al momento non sembrano essere sufficienti per disegnare un quadro completo sulla riforma che verrà. Tale condizione offre un valido appiglio per l’opposizione, al momento scettica sull’effettiva consistenza dei piani messi in campo dal Governo. Un progetto concreto non si profilerà probabilmente all’orizzonte prima della scadenza delle elezioni regionali per non turbare l’andamento della campagna elettorale.