Pil, il boom cinese e la debolezza europea

di Barbara Weisz

15 Aprile 2010 14:30

L'economia di Pechino nel primo trimestre dell'anno è balzata dell'11,9%. La Bce invece conferma una "crescita moderata" per il 2010. Bankitalia vede il pil in crescita nella Penisola, ma la ripresa è debole

Quasi il dodici per cento contro cifre che oscillano intorno all’uno per cento. Sta tutta in questi numeri la differenza del ritmo di crescita fra la maggiore economia asiatica, quella cinese, e l’Europa. Oggi l’istituto di statistica di Pechino ha comunicato che nel primo trimestre dell’anno la Cina è cresciuta dell’11,9%. Il tasso più alto degli ultimi tre anni. Tanto che il problema, da quelle parti, è quali misure prendere eventualmente per “raffreddare” il ciclo.

Sempre oggi sono arrivati nuovi dati macroeconomici anche dal Vecchio Continente, con il bollettino della Bce che ha confermato le stime di una “crescita moderata” nel 2010 (e le stime di gennaio parlavano appunto di un 1% circa), ha rassicurato sull’andamento dei prezzi, il cui andamento non fa temere lo sfondamento della soglia critica del 2%, ma ha espresso preoccupazione per il contenimento dei deficit di bilancio e per il mercato del lavoro. Questo è un punto critico anche per l’Italia, secondo l’odierno bollettino di Via Nazionale, che ritiene comunque che nel trimestre il paese crescerà, grazie alla ripresa dell’industria. Infine, l’Istat ha comunicato che la bilancia commerciale ha segnato a febbraio un deficit in peggioramento, ma crescono al livello più alto dal settembre 2008 le esportazioni e le importazioni.

Mettiamo ordine fra tutte queste cifre. Innazitutto, il boom cinese. Il +11,9% del trimestre si confronta con il +10,7% dell’analogo periodo dello scorso anno. «Il ritmo della ripresa è accelerato – ha dichiarato il portavoce dell’ufficio di statistica – e pone buone basi per raggiungere i target fissati per l’anno» (l’8%, ndr). L’obiezione immediata potrebbe essere: sì, ma l’inflazione? Effettivamente è in rialzo, al 2,4%, ma non certo fuori controllo, visto che il tetto fissato da Pechino per l’anno in corso è al 3%. Più robusta la crescita dei prezzi all’industria, +5,9%, ma in linea con le attese. Nel frattempo, balza la produzione industriale, che nel trimestre segna un +19,6%, dal 18% del periodo ottobre-dicembre 2009. A questo punto i mercati non escludono una stretta monetaria.

E veniamo all’Europa. Non si attendono manovre sul fronte dei tassi, nel bollettino della banca centrale si legge che l’attuale livello «continua a essere adeguato e ci si aspetta che l’inflazione resti moderata», nonostante il +1,5% registrato a marzo. Ma c’è un allarme che riguarda la disoccupazione, che nei prossimi mesi potrebbe crescere eccessivamente. Per prevenirla, Francoforte consiglia «una sufficiente flessibilità dei salari e il potenziamento degli incentivi all’occupazione». E i paesi della moneta unica devono anche «ridurre gli squilibri di bilancio», adottando le eventuali misure correttive entro e non oltre il 2011.

Infine, la Penisola. Secondo il bollettino di Bankitalia, il pil italiano crescerà nel primo trimestre, grazie alla ripresa dell’attività industriale, ma sull’entità e sui tempi della ripresa pesano «la perdurante debolezza dei consumi delle famiglie e l’incertezza sulla capacità dell’economia italiana di agganciarsi al recupero degli scambi internazionali». Per quanto riguarda i consumi, da aprile uno stimolo temporaneo «dovrebbe venire dalle misure di sostegno introdotte dal governo», mentre «sulla relativa lentezza del recupero delle esportazioni incide, nel confronto con Francia e Germania, la perdita di competitività accumulata negli ultimi anni, l’eccessiva specializzazione in settori esposti alla concorrenza di prezzo da parte dei Paesi emergenti e una minore penetrazione dei nostri prodotti nelle regioni asiatiche dove la domanda si è più rapidamente rafforzata». Infine, l’occupazione: prospettive “incerte”, visto il tasso di disoccupazione dell’8,5% a febbraio, il più alto dal marzo 2003.

Quanto ai dati Istat sulla bilancia commerciale, ha segnato a febbraio un deficit di 2,332 mld, in peggioramento dagli 895 milioni del febbraio del 2009. Ma le esportazioni sono aumentate del 7,3% e le importazioni del 12,9%.