Wall Street, ecco la riforma di Obama

di Barbara Weisz

21 Maggio 2010 12:30

Il Senato degli Stati Uniti ha dato il via libera nella notte alle nuove regole destinate a cambiare il sistema finanziario più importante del mondo

È la più importante riforma finanziaria dagli anni trenta. Il Senato statunitense nella notte ha approvato il pacchetto di nuove regole destinato a cambiare Wall Street. Il pacchetto, fortemente voluto dal presidente Barack Obama, è passato con 59 voti a favore e 39 contrari, al termine di un cammino parlamentare non facilissimo, che ha visto in particolare i repubblicani dare battaglia, ma che alla fine ha trovato una maggioranza trasversale (quattro repubblicani hanno votato a favore, oltre a due indipendenti, mentre due senatori democratici si sono opposti).

È la riforma che introduce paletti per le banche, ma anche per hedge fund e private equity, che amplia obblighi informativi e di trasparenza tesi a evitare disastri come quelli degli ultimi anni, che prevede nuovi organismi a protezione dei risparmiatori, e in genere che tende a ridisegnare il sistema finanziario più potente del mondo dopo la crisi iniziata nel 2008.

In realtà, il cammino della legge non è ancora concluso, visto che le norme approvate dal Senato sono in alcuni punti diverse dal testo licenziato nel dicembre scorso dalla Camera. Ora sarà necessario armonizzare le due bozze prima di presentare la legge al presidente Obama per la promulgazione.

I cambiamenti più importanti, previsti da entrambe le versioni della legge sono i seguenti: maggiore sorveglianza sui prodotti derivati, con operazioni più trasparenti e limiti al rischio speculativo delle grandi banche, la creazione di un organismo che vigili sul rischio sistemico, un’agenzia che tuteli i consumatori, un meccanismo di protezione nei confronti delle istituzioni finanziarie “too big to fail”, troppo grandi per fallire, stretta sulle agenzie di rating, maggiori obblighi di trasparenza per gli hedge funds, regole più uniformi e sicure per la supervisione bancaria.

Quanto alle differenze fra i testi del Congresso, fra le più note c’è quella relativa alla cosiddetta Volcker Rule, la regola intitolata all’ex governatore della Federal Reserve, che è stata introdotta dopo il voto della Camera, e che è invece inserita nella bozza del Senato. Prevede una serie di pesanti restrizioni alle banche in materia di proprietary trading, in termini molto semplici separa le attività di banca commerciale da quelle di banca d’investimento.

Ancora, le misure previste dal Senato sui derivati sono più severe (sostanzialmente vietano alle banche di fare trading sui derivati). L’agenzia a protezione dei consumatori ha poteri più ampi secondo la bozza del Senato. Per la vigilanza sul rischio sistemico entrambi i rami del parlamento introducono un consiglio con la presidenza al Tesoro, ma la Camera attribuisce alla Federal Reserve un ruolo più importante.

Per armonizzare i due testi ci sono diverse strade percorribili. La creazione di una commissione da parte di Camera e Senato composta da repubblicani e democratici che metta a punto una bozza unica da ripresentare ai due rami del Parlamento. Sarebbe l’opzione più celere, concluderebbe l’iter nel giro di qualche settimana. Oppure si può procedere con il cosiddetto ping pong: Camera e Senato si rimpallano la bozza modificandola fino al raggiungimento di un accordo finale. Si può anche far discutere e votare alla Camera il testo del Senato e viceversa, ma visto che le bozze sono diverse questa sembra la soluzione più lunga e meno praticabile. Infine, ci sarebbe il metodo usato dai democratici (che hanno la maggioranza di entrambe le Camere) per far passare la riforma della Sanità: la Camera ha approvato il testo del Senato, e il presidente lo ha promulgato. Poi, il Senato ha votato alcune modifiche chieste dalla Camera, e Obama le ha a sua volta promulgate. Quale che sia la soluzione, la strada ormai è tutta in discesa.