Ad oggi, ci sono stati circa 95mila reclami e sono stati effettuati più di 47mila pagamenti, per un totale di 147 milioni di dollari, circa 117 milioni di euro.
Aggiungendo a questa cifra, spesa per risarcire coloro che hanno subito danni, i costi per le operazioni di emergenza per contrastare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico, si arriva a 3,12 miliardi di dollari, circa due miliardi e mezzo di euro. È stata la stessa Bp a fornire i dati aggiornati relativi ai costi sostenuti.
Nelle prossime ore si sapranno i primi risultati dei test effettuati nel fine settimana sulla nave “A Whale”, della compagnia taiwanese Tmt shipping, che sarà utilizzata per bonificare il mare inquinato dalla enorme macchia di greggio. Intanto, sembra possibile che in Bp, dopo il disastro, saltino alcune teste. L’indiscrezione è firmata dal Financial Times, secondo cui a rischio ci sarebbero i massimi vertici aziendali, ovvero l’amministratore delegato Tony Hayward e il presidente Carl Henric Svanberg.
Il quotidiano finanziario, che cita fonti vicine alla vicenda, ritiene che i tempi del rimpasto non siano lunghi, si parla di qualche settimana. In vista, ci sarebbero anche cambiamenti nell’azionariato. Secondo un’altra indiscrezione, del Sunday Times, la compagnia sarebbe alla ricerca di investitori potenzialmente interessati al 5-10% del capitale. Una mossa per rafforzarsi, in un momento che vede la società vulnerabile a eventuali tentativi di scalata. Su quest’ultimo punto, ovvero il rischio di take over, concorda anche il Ft, che ritiene possibile l’interesse di una serie di concorrenti, come ExxonMobil, Royal Dutch Shell, PetroChina. Da quando è iniziata la fuoriscita di greggio dalla piattaforma Horizon, oltre due mesi fa, Bp in borsa ha perso circa 100 miliardi di dollari di capitalizzazione.
Comunque sia, in questo momento l’attenzione è concentrata soprattutto sulle operazioni nel Golfo del Messico. La compagnia ha annunciato di aver sviluppato ulteriori sistemi per contenere la fuoriuscita di greggio, che diventeranno operativi a partire dalla metà di luglio.
Quanto alla bonifica dell’area, altra questione fondamentale visti i danni ambientali già causati e i rischi per il futuro, anche prossimo, peggiorati dall’arrivo dell’uragano Alex. Secondo le ultime stime, al momento (sono passati 76 giorni dall’apertura della falla) nel Golfo si sono riversati oltre due milioni di barili di greggio.
Anche per questo si ripongono grandi speranze nelle operazioni della maxi nave. La “balena” (traduzione italiana di whale) è la più grossa imbarcazione del mondo nel suo genere. È alta come un palazzo di dieci piani, lunga 350 metri, e attraverso gli appositi boccaporti è in grado di filtrare l’acqua, ripulendola dal petrolio. Funziona pompando acqua dentro e fuori, separandola dal greggio e rigettandola in mare pulita.
Dovrebbe essere in grado di filtrare in questo modo circa 80 milioni di litri ogni 24 ore. Nelle prossime ore sarà più chiara l’effettiva capacità di funzionamento nel Golfo del Messico, dopo che nel fine settimana la nave è stata testata su circa 65 chilometri quadrati intorno alla piattaforma.