È seduta sulla stessa poltroncina su cui si era accomodato, due settimane or sono, l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne.
Susanna Camusso, ospite ieri sera di “Che tempo che fa”, nella sua prima intervista televisiva da segretario della Cgil si rivolge proprio al Ceo del Lingotto, chiedendogli maggior chiarezza sul piano industriale della Fiat e insistendo perché incontri tutti i sindacati, ma inoltra richieste anche al governo.
L’esecutivo dovrebbe aprire un tavolo sulla Fiat. E se dà apertamente ragione a Marchionne sull’sos competività, anche lei lancia la sua sfida: il lavoro.
Si riparte dalla Fiat, quella Fiat che lei come controparte conosce molto bene, essendo stata per anni delegata alle relazioni con Torino della sigla confederale. La Camusso insiste sulla necessità di riaprire un dialogo con il colosso automobilistico, ma non si lascia scappare l’occasione di lanciare qualche frecciatina a Marchionne. Non fa utili in Italia?
«Non conosco aziende che avendo fatto tanta cassa integrazione, contemporaneamente abbiano anche prodotto un utile». E rilancia: «vorrei chiedergli se il tema non sono i modelli Fiat». Su una cosa dà ragione all’amministratore delegato del Lingotto: ad essere in crisi è l’intero sistema industriale italiano. Camusso insomma raccoglie e rende propria la sfida sulla competitività lanciata da Marchionne, perché in Italia «non si fa nulla per attirare investimenti e produzione industriale, e su questo Marchionne ha assolutamente regione». Però, si chiede «perchè si scarica questo sulle pause del lavoro di dieci minuti e sui lavoratori da 1200 euro al mese?».
Il problema, dunque, è aprire il confronto su questi temi. Altra frecciata a Marchionne, che giovedì scorso ha incontrato Cisl e Uil e rispondendo a chi gli chiedeva il motivo dell’esclusione della Cgil rispondeva: «dipende da lei», riferito alla Camusso, per poi aggiungere di aver fatto il proprio dovere istituzionale congratulandosi per la nomina e spiegare che comunque l’incontro era stato chiesto dai sindacati («hanno chiesto loro di incontrarmi, io non ho convocato nessuno. Se lei mi invita a cena e io mi presento, non mi posso arrabbiare perché gli altri non sono stati invitati»). Lei, in realtà, le congratulazioni non le ha ricevute («forse le ha mandate a Detroit, ha sbagliato indirizzo»). E comunque, «non può essere che ognuno di noi stacca un bigliettino e chiede a Marchionne se per qualche minuto ci può vedere e ci dice della cose».
E qui si inseriscono le proposte: primo, «sarebbe bene che il governo aprisse un tavolo sul piano Fiat, chiamando tutti a discutere del futuro». Secondo: «se la Fiat incontra i sindacati incontri tutte e tre le organizzazioni di categoria, la Cgil non ha attitudine agli incontri separati».
Infine, se Marchionne ha rilanciato con forza il tema della competitività, lei ne lancia un altro: il lavoro, che bisogna mettere «al centro dell’agenda», e che per combattere quella precarietà che è responsabile dell’incertezza sul futuro, deve essere «con diritti certi, riconosciuti e retribuito». Anche questa è una sfida che sembra rivolgersi alle imprese ma anche al governo: «pensiamo meno al Ponte sullo Stretto e facciamo più asili nido», dice rilanciando quindi anche la questione dell’occupazione femminile.
Si potrebbe aggiungere che il tema del lavoro, anche a livello internazionale, è effettivamente al centro delle preoccupazioni non solo dei sindacati ma di molti esperti che analizzano il dopo-crisi, a partire dal Fondo Monetario Internazionale. L’alta disoccupazione, in Europa come negli Usa, è uno dei fattori che maggiormente frenano la ripresa delle economie alle prese con gli effetti della recessione. Anche in Italia, il dibattito è aperto.