«Questo è un momento molto importante per la Fiat, perché rappresenta un punto di arrivo e un punto di partenza».
Sergio Marchionne ha salutato stamattina in Piazza Affari il debutto sul mercato dello spin off. Un esordio positivo, con Fiat spa e Fiat Industrial che nella mattinata hanno sempre viaggiato con un valore combinato superiore a quello dell’ultima chiusura del titolo pre scissione, e hanno segnato forti scambi. Ma la prova del mercato, per il piano Marchionne, è solo all’inizio.
Il 2011 promette di essere un anno denso di novità, sotto tutti i punti di vista. Caldissimo il tema dei rappporti con i sindacati, dopo la mancata firma della Fiom all’accordo di Mirafiori. Ma è centrale anche il tema degli sviluppi dell’alleanza americana, su cui Marchionne si è soffermato spiegando che il Lingotto sta pensando di alzare la propria partecipazione al 51%, in vista del probabile ritorno a Wall Street del colosso di Detroit.
Partiamo dallo spin off e dal debutto in Piazza Affari. Industrial ha aperto intorno ai 9 euro, a metà mattina era a 8,78, al giro di boa della seduta quotava 8,9, con un rialzo del 2% circa sul riferimento di 8,7340. Fiat spa ha aperto a 6,9, livello mantenuto a metà seduta, con un incremento intorno al 4% sul riferimento di 6,696. Dunque, la somma dei due valori è superiore ai 15,43 euro della chiusura del titolo pre-scissione di giovedì 30 dicembre. Da segnalare che la mattinata è stata relativamente positiva per l’intero settore auto in Europa, in salita del 2% circa.
Secondo Marchionne, la scissione permetterà alle due società di «focalizzarsi ognuna sul proprio business con obiettivi chiaramente identificati e riconoscibili dal mercato». «Abbiamo il dovere di stare al passo con i tempi e di valorizzare tutte le nostre attività», ha sottolineato l’ad, e «di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato non potevamo più continuare a tenere insieme settori che non hanno nessuna caratteristica economica e industriale in comune».
Come è noto, Industrial contiene Iveho, Cnh e parte di Powertrain mentre tutte le altre attività del gruppo, a partire dall’auto, sono rappresentate in Fiat spa. E per il futuro delle quattro ruote fondamentali sono gli sviluppi dell’alleanza americana. E su questo Marchionne stamane ha fornito indicazioni precise.
«Se Chrsyler andrà in borsa nel 2011 dovremo pensare a un’accelerazione dell’opzione». L’opzione prevede l’acquisto da parte di Fiat di un ulteriore 16% dell’azienda di Detroit, che farebbe salire la quota totale al 51%. L’opzione è esercitabile fra il 2013 e il 2016, ma l’accordo prevede che si possano anticipare i tempi a patto che siano stati pagati i debiti con i governi statunitense e canadese. Se nel 2011 raggiungerà gli obiettivi fissati dall’intesa, Fiat che oggi ha il 20% di Chrysler riceverebbe gratuitamente un ulteriore 15%. Questa partecipazione, sommata all’esercizio dell’opzione, porterebbe appunto al controllo del 51% del capitale. È questo lo scenario a cui Marchionne ha fatto riferimento pur sottolineando che «ad oggi non ci sono piani di fusione fra Fiat e Chrysler».
Infine il capitolo, tutto italiano, delle relazioni con i sindacati. Lo scorso 23 dicembre è stato siglato l’accordo per Mirafiori, ma come successo pochi mesi prima a Pomigliano è mancata la firma della Fiom, la sigla metalmeccanica della Cgil. A metà gennaio ci sarà il referendum che vedrà i lavoratori chiamati ad esprimere il proprio parere.
«Se vincono i no», ha spiegato oggi Marchionne, «non faremo alcun investimento». E ancora: «la Fiat è capace di produrre vetture con o senza la Fiom». Nei giorni scorsi il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, confermando il giudizio negativo sull’accordo, ha ammorbidito i toni rispetto alla posozione della Fiom, spiegando che se al referendum vinceranno i si’ la Fiom dovrebbe rientrare, con una specie di «firma tecnica».