Anche nel mese di luglio il traffico aereo internazionale è in crescita. I dati, resi noti dall’Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata), mostrano dati diversi a seconda del comparto: se il numero dei passeggeri è in aumento del 5,9% rispetto allo stesso mese del 2010, il comparto merci è in leggero calo (-0,4%) rispetto a un anno fa [vedi dati ufficiali].
Come di consueto, i dati sul trasporto aereo ne racchiudono altri più importanti sullo stato dell’economia mondiale o per lo meno sulle previsioni che la contraddistinguono a livello internazionale: l’ottimismo del primo semestre del 2011 ha portato a un aumento del numero di passeggeri mentre le difficoltà riscontrate nel commercio e l’alto prezzo del petrolio (e quindi del carburante degli aerei) potrebbero portare a un segno meno nella seconda metà del 2011 o per lo meno nell’ultimo trimestre, come anticipato dal settore cargo.
Certo: nel comparto aereo entrano diverse componenti, molte delle quali difficilmente identificabili. Fatto sta che i passeggeri sui voli internazionali sono aumentati molto più di quelli sui collegamenti nazionali. Naturalmente le compagnie aeree hanno tarato la propria offerta in base alla domanda, con il risultato che il load factor – ossia la percentuale media di occupazione dei sedili a bordo degli aerei in viaggio – a luglio 2011 è salito di appena mezzo punto percentuale rispetto a luglio 2010.
Nel settore passeggeri internazionali, i risultati variano poi in base all’area di appartenenza: a gioire maggiormente sono i vettori dell’America latina, che hanno fatto registrare un +10,3% su luglio 2010 grazie soprattutto al boom economico e alla progressiva liberalizzazione dei mercati. Segno più anche per le compagnie mediorientali ed europee (9,7 e 9,3 rispettivamente) mentre quelle di Usa e Canada si sono fermate a un +3,9%, poco al di sotto di quelle asiatiche che hanno realizzato un +5,8%.
Nei voli domestici, invece, gli Usa fanno la parte del leone con il 50% dei collegamenti effettuati in tutto il mondo, contro il 18% della Cina che è al secondo posto anche se in recupero: nella confederazione americana, l’aumento è stato del 2,1% mentre all’ombra della Grande Muraglia a luglio si è toccato +5,1%.