Una nuova bufera si abbatte sul gruppo di Rupert Murdoch dopo lo scandalo intercettazioni, quell cosiddetto “tabloid gate” che nei mesi scorsi ha provocato la chiusura di “News of the world”. Questa volta a finire sotto accusa è il gioiello della News Corp, ovvero il Wall Street Journal, e il caso ha provocato le dimissioni di un top manager, Andrew Langhoff. La vicenda riguarda l’edizione europea del quotidiano finanziario, che avrebbe gonfiato le cifre sulla diffusione per aumentare gli introiti pubblicitari.
A sollevare il caso è stato ancora una volta l’inglese Guardian, mentre l’editore del Wall Street Journal rigetta ogni accusa. Secondo la ricostruzione del Guardian, Langhoff sarebbe stato l’ideatore di un sistema per cui, in pratica, la casa editrice attraverso un complesso meccanismo acquistava copie del proprio quotidiano, gonfiando così i dati sulla circolazione in base ai quali viene venduta la pubblicità. Il meccanismo passava attraverso una società olandese, Elp, che comprava a un prezzo superscontato copie del Wall Street Journal Europe in cambio di citazioni sul giornale. Sempre secondo la ricostruzione del Guardian, queste vendite rappresentavano il 41% della versione europea del Wsj.
Come si vede, si tratta di una vicenda completamente diversa dal tabloid gate che nel luglio scorso ha coinvolto persino Scotland Yard e Downing Street, dove vive il primo ministro britannico (lo stesso David Cameron fu chiamato a rispondere al Parlamento britannico, in relazione al ruolo che nella vicenda ha avuto il suo ex portavoce, Andy Coulson).
In questo caso nel mirino ci sono accordi commerciali che, secondo Dow Jones, l’editore del Wall Street Journal, erano stati considerati regolari dall’Authority britannica.
Andrew Langhoff, il manager che si è dimesso, era l’executive europeo di Dow Jones, la società di News Corp che pubblica il Wsj. Secondo l’inchiesta del Guardian aveva messo in piedi il meccanismo. Il manager, dando l’annuncio delle dimissioni, ha negato qualsiasi irregolarità, ma per non danneggiare la società editrice ha dichiarato di ritenere le proprie dimissioni «la scelta più onorevole».
La Audit Bureau of Circulations britannica ha annunciato che tornerà a studiare la vicenda. Steremo a vedere. Quel che è certo è che per la News Corp di Murdoch si avvicina un’assemblea degli azionisti, la prossima settimana, che si preannuncia particolarmente calda. In gioco c’è la rielezione del board e in particolare dello stesso Rupert Murdoch e di suo figlio James.