Rendimenti dei titoli di stato sopra il 7%, spread ai massimi, mercati azionari a picco. La giornata finanziaria si intreccia a doppio filo con quella politica scontando un rischio Italia che con una crisi di governo dagli sbocchi ancora nebulosi è diventato altissimo. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiede «decisioni presto» e si appella a una «rinnovata responsabilità e coesione nazionale».
«Gestirò la crisi con credibilità» promette, nel definire queste ore «difficili e delicate». Al Quirinale oggi sono saliti il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il vicesegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che secondo quanto emerge avrebbero discusso per circa un’ora del maxiemendamento alla Legge di Stabilità che il governo deve approvare nei prossimi giorni, contenente le misure del pacchetto Europa.
La cifra di una giornata fra le più convulse che la storia ricordi è data dall’andamento impazzito dei mercati. I titoli di stato registrano record storici sia in termini di rendimento che in relazione allo spread, il differenziale con il Bund tedesco. Schizzano sopra il 7% i titoli a due e cinque anni, e persino il Bot a un anno, che all’ultima asta dello scorso 12 ottobre era al 3,6%. E’ la prima volta dal 1997 che i titoli superano il 7%. Il differenziale con il titolo tedesco supera i 575 punti base, poi viene raffreddato, si fa per dire, a 560 dagli interventi sul mercato della Bce.
Piazza Affari con perdite che si aggirano intorno al 4% è la peggiore d’Europa, in una seduta che vede comunque tutti i listini sotto di un buon 2%.
La crisi di governo che arriva in un momento in cui l’Italia è alle prese con l’approvazione di una nuova manovra economica ed è incalzata in questo senso dall’Europa. I mercati scontano pesantemente l’incertezza sugli esiti di questa crisi: elezioni? In che tempi? Governo tecnico? Riuscirà a garantire il calendario delle necessarie riforme economiche e il loro rispetto?
Domande a cui, non a caso, le istituzioni cercando di dare risposte veloci. Il primo passo è quel maxiemendamento alla Legge di Stabilità che doveva essere depositato oggi in Senato e che, secondo quanto si apprende, è stato al centro del colloquio fra Tremonti, Letta e Napolitano. Ci sono fonti riportate dalle agenze che parlano di un provvedimento riscritto, almeno in parte, rispetto all’originale stesura, e incentrato più che sulla crescita su un ennesimo riequilibrio dei conti.
Secondo le ultime notizie, verrebbe depositato in Commissione al Senato nel tardo pomeriggio di oggi. Le forze politiche, tutte, sono al lavoro per arrivare a un’approvazione entro domenica 13 novembre.
Il maxiemendamento, o comunque la Legge di Stabilità, dovrà rappresentare un primo elemento per calmare i mercati sulle riforme economiche e sui conti pubblici.
La cronaca della giornata registra anche un allarme lanciato dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sedcondo la quale il paese è nel «baratro» e «sta vivendo ore drammatiche». «Non ci meritiamo di finire come la Grecia», aggiunge la presidente degli industriali.
In questo scenario si inserisce un report di mercato che tende a sdrammatizzare: secondo l’analisi di Raj Badiani, senior economist His Global Insight, anche dopo quanto successo oggi con il superamento della soglia del 7%, lo scanario vede un’Italia che resta solvente e «in grado di sopportare ancora alcuni trimestri di elevati costi di finanziamento». I punti di forza del Paese vengono individuati in «un forte flusso di cassa positivo al netto degli interessi» e nell’indebitamento «relativamente modesto del settore privato».