Il ministro Fornero ha preparato la bozza di riforma della legge sul lavoro, che il governo Monti presenterà il giorno 23 in occasione di un incontro con i sindacati, con i quali sembra esserci già una convergenza sui temi di fondo.
Si tratta di una bozza che richiama in molti punti la riforma proposta 2 anni fa dagli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi e che va nella direzione di una maggiore mobilità, ma al tempo stesso dà più protezioni per i lavoratori e un salario minimo per il tempo determinato. Altra cosa fondamentale: l’articolo 18 non sarà toccato, come chiedeva a gran voce la Cgil.
Contratto Unico. Al posto dei 48 diversi tipi di contratti, ce ne sarà uno solo (il “CUI”), che avrà però 2 fasi: la prima durerà per i primi 3 anni e non prevede obbligo di reintegro del dipendente in caso di licenziamento. Nella seconda fase, invece, il datore di lavoro potrà licenziare il dipendente solo dietro un risarcimento pari a 5 giorni lavorativi per ogni mese passato in azienda.
Tempo determinato. La proposta del governo prevede che lo stipendio minimo per un’assunzione a tempo determinato sia di 25mila euro lordi l’anno. Sono esclusi i lavoratori stagionali. Ci sarà un tetto anche per i contratti a progetto e di collaborazioni autonome continuative, che rappresentano più di 2 terzi del reddito di un lavoratore con la stessa azienda: in questo caso il limite è di 30mila euro lordi annui. Se fosse inferiore, si trasforma automaticamente in CUI.
Ammortizzatori. Cassa integrazione e salario minimo sono due punti moto controversi perché peserebbero notevolmente sulle casse dello Stato. In base alla legge attuale, c’è la cassa integrazione ordinaria, quella straordinaria e la mobiltà. La bozza del ministro Fornero prevede che la cassa integrazione ordinaria intervenga solo in occasione di crisi temporanee delle aziende. Nelle crisi più strutturali, interverrebbe il reddito minimo. In pratica: un sussidio di disoccupazione.