Recessione, Ocse: pil Italia -0,7% a fine 2011

di Barbara Weisz

Pubblicato 6 Aprile 2012
Aggiornato 9 Dicembre 2021 09:36

Il dato sul pil italiano nel quarto trimestre 2011 è il peggiore fra quelli dei paesi del G7; la crescita dell'intera area Ocse rallenta allo 0,2%.

Nell’intera area Ocse la fine del 2011 ha fatto registrare una frenata, con l’Italia che colleziona il dato peggiore fra le grandi economie pur non essendo l’unico paese in cui davanti al Pil c’è il segno meno della recessione. I dati macro dell’organizzazione dei paesi industrializzati fotografano una situazione perfettamente in linea con quella degli altri istituti internazionali, e anche dei dati italiani.

I paesi Ocse, nel loro insieme, hanno regitrato nell’ultimo trimestre del 2011 un porodotto interno lordo in progresso dello 0,2%, un livello ben più basso del +0,6% segnato nel trimestre precedente. E fra le 7 grandi economie del mondo, l’Italia è quella che a fine anno ha registrato il dato peggiore, con una flessione dello 0,7%.

Si tratta dello stesso livello misurato, e già comunicato, dlal’Istat per l’analogo periodo. E in genere i dati macro disponibili sul nostro paese, anche da parte di altri istituti, sono tutti concordi nel vedere uno scenario di crisi che proseguirà ancora fino almeno a metà anno, per poi lasciare il passo a un’inversione di tendenza che non riuscirà a riportare in positivo il dato dell’intero anno: il 2012 secondo tutte le previsioni chiuderà infatti in negativo. Negli ultimi giorni alle varie stime (Istat, Bankitalia, Ue) si sono aggiunte quelle di Prometeia, che prevede a fine anno una flessione dell’1,5%. Per tornare a vedere la crescita, bisogna attendere il 2013.

Nel frattempo, tornando ai dati Ocse, si registra che comunque l’Italia è in buona compagnia: nel quarto trimestre 2012, negativo anche il Pil tedesco, -0,2%, che pure nel terzo trimestre segnava invece un +0,6%. Flessione dello 0,3% in Gran Bretagna, dopo il +0,6% del periodo luglio-settembre. Resta positiva per lo 0,2% la Francia, grazie soprattutto alle esportazioni nette (in crescita anche in Italia, dove però tutte le altre componenti dell’indice sono risultate negative).

Il dato milgiore è quello degli Usa, che segnano un progresso dello 0,7%, soprattutto grazie a variazione delle scorte e consumi privati. Questi ultimi hanno guidato anche la crescita in Canada, +0,4%, mentre è negativo il dato del Giappone, -0,2%, che si lascia così alle spalle il rimbalzo tecnico del terzo trimestre, +1,7%, soprattutto a causa del dato negativo sulle esportazioni.

In generale, l’Ocse sottolinea che il +0,2% a livello globale è determinato da un rallentamento registrato da «tutte le principali componenti della domanda finale» con l’unica eccezione della variazione delle scorte, invariata dopo il -0,2% del terzo trimestre. Hanno registrato una frenata, pur restando in territorio positivo, consumi privati, investimenti ed esportazioni nette, mentre è scecsa in territorio negativo la spesa pubblica, -0,1%.