Mancano gli acquirenti per Valtur, storico tour operator italiano che, causa debiti, ha messo in vendita oltre a marchi, sede e agenzie, anche gestione e commercializzazione di una serie di villaggi in famose località turistiche nazionali.
Il Gruppo turistico che ha accumulato un deficit di circa mezzo miliardo di euro ora rischia la disintegrazione.
Grazie a questa grave situazione finanziaria il ministero dello Sviluppo economico ha avviato la procedura di amministrazione straordinaria affidando l’azienda nelle mani di 3 commissari che hanno predisposto un piano di risanamento da realizzare nel giro di 2 anni prevedendo la dismissione, per circa 110 milioni di euro, di immobili non strategici a scopo turistico e villaggi che possono essere usati in locazione.
A luglio è stato pubblicato un bando, scaduto nella giornata di ieri, per la presentazione di offerte vincolanti che purtroppo ha avuto un esito negativo. Anche gruppi come Grandi Viaggi che avevano mostrato un qualche interesse a partecipare alla compravendita si sono defilati all’ultimo momento. La società presieduta da Luigi Clementi, nonostante fosse accreditato tra i favoriti, avrebbe scartato per ora un impegno diretto nell’operazione Valtur. Nemmeno dall’estero ci sono stati segnali rilevanti.
I commissari, Stefano Coen, Daniele Discepolo e Andrea Gemma, hanno riferito di aver ricevuto soltanto proposte “non conformi ai requisiti del disciplinare di gara” e pertanto stanno valutando l’opportunità di “allineare le modalità di vendita dei complessi aziendali con le aspettative del mercato”.
Il pericolo paventato dai dipendenti, 2500 in tutto, è quello di una cessione tramite smembramento di Valtur, dotato di 22 strutture ricettive e 200 milioni di giro d’affari, con prospettive occupazionali non proprio rassicuranti.