La crisi economica non risparmia le buste paga dei dirigenti, che hanno visto il proprio stipendio crescere lievemente tra il 2002 e il 2012, riscontrando tuttavia un notevole calo del potere d’acquisto delle retribuzioni.
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Secondo un’indagine condotta dalla OD&M consulting, società del GiGroup, infatti, gli stipendi dei dirigenti stanno progressivamente perdendo valore a causa dell’aumento dei prezzi, basti pensare che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (indicato con la sigla Nic), nel gennaio del 2013 è aumentato del 2,2% rispetto al gennaio 2012.
I dati, ricavati analizzando circa 1,7 milioni di buste paga in tutta la penisola, mettono nero su bianco la perdita di valore degli stipendi degli italiani: se le retribuzioni totali lorde per i dirigenti sfiorano i 108.825 euro, con un incremento del 24,6%), quelle degli impiegati sono ferme a 27.967 euro (+22,8%), mentre scendono a 22.461 euro per gli operai.
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L’incremento c’è quindi stato, ma nello stesso decennio l’inflazione ha raggiunto quota + 24,5%, portando di conseguenza alla perdita di valore del lavoro e delle retribuzioni anche a livello manageriale. Per far riacquistare valore agli stipendi è indispensabile non solo incrementare il netto realmente percepito, ma anche limitare il cuneo fiscale, vale a dire le tasse sul lavoro che in Italia raggiungono importi record.