Bastano gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione mondiale del turismo per rendersi conto di quanto ci sia ancora da fare nel settore per recuperare uno svantaggio determinato solamente dall’incapacità di farsi trovare pronti rispetto agli altri competitor europei. Il settore produce infatti in Italia l’8,6% del PIL, contro il 9,3% di Francia e il 14,9% della Spagna. I posti di lavoro creati sono 2,2 milioni, contro i 2,3 della Spagna e i 2,8 della Francia. E mentre tutti crescono, da noi è di moda il segno meno.
Anche per questo motivo la professione del destination manager si sta via via affermando, tanto che anche in Italia cominciano a diffondersi master formativi nel settore. La sfida per il futuro è certamente quella di riuscire a attrarre viaggiatori provenienti dai Paesi emergenti, come Brasile, Russia, India e Golfo Persico, nello stesso tempo allungando i tempi di soggiorno nelle nostre meravigliose città d’arte, che spesso si rivelano poco ospitali e registrano tempi spesso di molto inferiori a quelli delle grandi città europee.
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I manager professionisti nell’attrarre visitatori oggi hanno certamente ben chiara l’offerta turistica del luogo che promuovono, ma nello stesso tempo sanno bene come fare marketing e hanno una buona conoscenza dei mercati esteri, insieme alla padronanza degli strumenti tecnologici utili a far conoscere le bellezze del luogo al mondo intero. Perché l’85% dei turisti mondiali usa internet per scegliere la destinazione delle loro vacanze, e saper proporre nel giusto modo una destinazione può certamente farla preferire ad altre e incrementare il suo giro d’affari.
Non ci può essere migliore definizione del ruolo di quella data dal professionista Josep Ejarque, presidente di FourTourism, società di consulenza strategica in destination management: un manager che «gestisce il territorio, crea il prodotto turistico locale: coordina il sistema degli operatori privati dell’offerta turistica con il lavoro dell’ente di promozione territoriale. Deve insomma creare delle sinergie virtuose al fine di “vendere” meglio il prodotto turistico del territorio che gestisce. Una delle frontiere più interessanti del nostro lavoro è proprio quest’ultima: sviluppare una commercializzazione della destinazione». Una sfida che l’Italia deve necessariamente riuscire a vincere.