I lavoratori danesi possono contare su un sistema pensionistico solido ed efficace, un privilegio di cui invece non possono godere giapponesi, cinesi, indiani e indonesiani. Lo rivela uno studio condotto dal gruppo assicurativo Mercer stilando il “Melbourne Mercer Global Pension Index”, una classifica che coinvolge venti paesi a livello mondiale e che, tuttavia, esclude l’Italia.
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In Danimarca, stando a quanto rivelato dallo studio, è possibile contare su una pensione caratterizzata da un reddito adeguato anche al termine del proprio percorso lavorativo. In seconda fascia compaiono Olanda, Australia, Svezia, Cile, Canada, Gran Bretagna, Svizzera e Singapore, seguiti da Germania, Francia, Brasile, Stati Uniti, Messico e Polonia, paesi dove il sistema pensionistico necessita di alcune modifiche.
Il rapporto, presentato a Roma nel corso del seminario “Previdenza e Assistenza: proposte per un approccio integrato” organizzato da Assoprevidenza, Mercer Italia, Studio Attuariale Orrù & Associati e in collaborazione con il Fondo Pensioni del Personale di Bnl/Bnp Paribas Italia, taglia fuori la penisola ma offre interessanti spunti di riflessione sottolineando come il suo posto in classifica sarebbe a cavallo tra la seconda e la terza fascia.
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È la stessa Ocse, infatti, a sottolineare l’impatto delle recenti modifiche alla normativa: «L’Italia aveva nel 2009 il sistema pensionistico più costoso di tutti i Paesi dell’Ocse. Con la riforma globale del sistema pensionistico adottata nel dicembre 2011, l’Italia ha realizzato un passo importante per garantirne la sostenibilità finanziaria. L’aumento dell’età pensionabile sarà un fattore determinante per la riduzione della spesa pensionistica.»