Il dibattito è delicato e non privo di lati oscuri, ma da un’indagine risulta che le donne al potere hanno una maggiore probabilità di fallire.
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Il perché è da ricercare in vari elementi, uno dei quali è ritenuto il principale dal co-autore dello studio, Per-Ola Karlsson, vale a dire il fatto che molte società tendono ad osare di più pur di avere una donna ai vertici, facendo spesso scelte azzardate pur di dimostrare l’assenza di sessismo in azienda.
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E le scelte azzardate, si sa, non portano sempre a buoni risultati. Altre tesi individuano l’origine nel dato nel fatto che la caduta delle donne manager appare più rovinosa per la mancanza di sostegno che ricevono in caso di fallimento, rimanendo isolate e assumendo su di loro tutte le colpe.
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Anche l’Economist ha la sua idea a riguardo, individuando in una crisi già presente il fallimento femminile. Infatti l’ipotesi è che in mancanza di donne in azienda si tenda a cercare personale esterno, soprattutto in momenti di difficoltà, addossando così le responsabilità su una figura che non conosce le dinamiche interne dell’azienda.
In fin dei conti non è facile individuare le vere motivazioni, ma i dati indicano che tra le 2.500 aziende più importanti del mondo, solo il 5% degli amministratori delegati è di sesso femminile eppure il 38% delle donne che hanno lasciato il posto negli ultimi dieci anni vi sono state costrette, mentre solo il 27% degli uomini è stato licenziato.