La frustrazione spinge a mettersi in proprio

di Teresa Barone

18 Settembre 2014 09:00

Non è la sete di denaro ma l?insoddisfazione a determinare la scelta di diventare imprenditore.

Cosa spinge a mettersi in proprio e avviare un’impresa? Non è il sogno di una vita né tantomeno il desiderio di non sottostare alle regole altrui, ma sembra che la frustrazione sia alla base di una scelta tanto rischiosa quanto ricca di cambiamenti.

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Ad affermarlo è uno studio promosso dalla Stanford Graduate School of Business e dalla University of Booth School of Business di Chicago, ricerca che mostra come la sensazione di non riuscire più a progredire nella carriera rappresenti uno stimolo motivazionale notevole per diventare autonomo e mettere in piedi un’azienda.

Un pensiero comune a molti neo-imprenditori, infatti, riguarda la mancanza di prospettive future per quanto riguarda il loro impiego da dipendenti, unitamente alla sicurezza che anche un nuovo impiego non autonomo lascerebbe questo stato d’animo invariato.

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Diventare imprenditore, quindi, inizia a rappresentare una forte attrattiva proprio nel momento in cui ci si sente fortemente frustrati come dipendenti e si arriva a immaginare sé stessi come il “capo”. Secondo i ricercatori, è soprattutto dall’insoddisfazione che nasce la voglia di creare un’attività dal nulla, obiettivo che si fonda in misura minore sul desiderio di arricchirsi e migliorare il proprio reddito.