In Italia, come anche nel resto dell’Europa, non esiste ancora una normativa ufficiale che tracci le linee guida per l’operato dei Privacy officer nelle aziende, figure professionali responsabili della tutela dei dati e della sicurezza degli stessi sempre più necessaria all’interno delle imprese.
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In ambito europeo è stata avviata la procedura che determinerà l’approvazione di un preciso regolamento entro l’anno, mentre è stata varata anche l’inchiesta pubblica preliminare finalizzata alla pubblicazione di una Norma UNI.
Se alcuni Paesi si sono attivati per tracciare punti di riferimento a favore delle aziende in materia di Privacy officer (imponendo l’obbligo di nominare questa figura manageriale o concedendo agevolazioni per chi provvederà in tal senso), l’Italia resta indietro, come sottolinea Federprivacy:
«In Italia solo il 4% delle imprese vende online prodotti e servizi, per un valore di 13 miliardi di euro annui, mentre i Privacy officer sono ancora pochi, circa 1.000 quelli associati a Federprivacy, e poco più di 200 quelli certificati dal TÜV Examination Institute. Da noi la privacy è considerata ancora come una burocrazia inutile, mentre in altri Paesi le aziende si dotano di esperti della materia per fare business attraverso la gestione dei dati. Spesso le nostre aziende non afferrano l’opportunità e non mostrano neppure interesse ad approfondire gli aspetti normativi della data protection anche a causa del mercato che offre ancora poca trasparenza. C’è quindi bisogno di regole che diano chiarezza nelle professioni del settore privacy.».
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