Nella attuale fase di crisi economica che stiamo attraversando ci accingiamo a vivere una nuova puntata della vecchia “questio” Titoli di Stato vs Azioni. Gli investitori, tramortiti e spaventati dal crollo dei mercati, accentuano un atteggiamento poco favorevole al mercato delle azioni. Ma in questa sede, per una maggiore chiarezza, non possiamo non definire dei paletti che ci possano aiutare a comprendere che, soprattutto in un’ottica di medio-lungo termine, le nostre certezze potrebbero rilevarsi inesatte o, ancor più, infondate.
Se infatti prendiamo in esame performances di lungo periodo, per esempio gli ultimi 115 anni di storia, notiamo che i listini hanno avuto la meglio sulle obbligazioni. Per avere un’idea basti pensare che le azioni hanno offerto un ritorno del 6% annuo contro il 2,1% delle obbligazioni ed il misero 1% degli impieghi di liquidità a breve termine. Una analisi che non può prescindere dal mercato degli Stati Uniti, il più grande sia a livello azionario che obbligazionario.
Ebbene Wall Street non ha deluso così come Londra, dove negli ultimi 109 anni le azioni hanno reso il 5,1% contro l’1,4% dei bond. Tutti i principali mercati finanziari hanno mostrato gli stessi risultati e in quattro nazioni, Germania, Giappone, Italia e Francia, il rendimento dei bond, ritenuti dalla maggiorparte i più sicuri e tranquilli, si è rivelato addirittura negativo.
Si tratta di pochi dati, sarebbe superfluo e fuori luogo perdersi nelle numerose statistiche a nostra disposizione, ma comunque sono elementi che avvalorano quanto, in questa sede, andiamo sostenendo: nel lungo periodo le azioni rendono maggiormente dei bond.
Secondo gli analisti di Morgan Stanley i mercati azionari sono sì i più rischiosi ma anche i più vincenti per chi scommette sul futuro. D’altronde già nell’idea di investimento è implicita la volontà di scommettere in un’ottica di lungo termine. Allora forse è giusto rivisitare la diatriba azioni-Titoli di Stato poiché siamo di fronte a due scenari differenti. Il primo premia chi sa resistere alle oscillazioni, chi sa aspettare, chi, quindi, non pretende a tutti i costi un guadagno certo e repentino nel breve termine. Il secondo invece, lo scenario dei bond, di certo non arricchisce, è quasi, come si intende dalle parole di chi ci scommette, un metodo alternativo al nascondere il propri averi sotto al mattone.
Sul rapporto azioni-obbligazioni rimane quindi un grande scetticismo sia a livello operativo che di analisi. Si tratta di un confronto fuorviante perché si paragonano asset class con natura diversa in maniera non corretta, occorrerebbe infatti confrontare il mercato azionario con qualche cosa di duration similare, quali, ad esempio, obbligazioni perpetue.