Allarme credito per i piccoli imprenditori

di Luca Gianella

29 Settembre 2009 07:00

L'accesso al credito per le imprese sta diventando sempre più difficile, in particolar modo per le Pmi. A questa situazione ha contribuito la scarsa collaborazione delle banche che hanno inasprito ancor più i criteri di determinazione dei prestiti

L’attuale scenario economico, caratterizzato da un forte restringimento del credito, non mostra una situazione incoraggiante per le piccole e medie imprese. Questo momento, se focalizzato sul territorio italiano, diventa ancor più deprimente. La fotografia che si mostra ai nostri occhi delinea un desolante quadro in gran parte dovuto a tre ordini di fattori.

Un dato su tutti, durante il 2009 il 78% delle imprese italiane ha evidenziato un basso rating. Si pensi che i bilanci aziendali, aggiornati al 2007, secondo una ricerca effettuata da Eu-Ra, società di rating di Trieste che ha effettuato un’indagine su di un cospicuo campione di imprese, evidenziano per il 70% di aziende un rating inferiore a “BBB”, praticamente una affidabilità creditizia scarsa e una discreta probabilità di default.

A questo dato, e siamo al secondo punto, si è aggiunta una decisa restrizione del credito da parte degli Istituti bancari appena scampati al pericolo della crisi. Le banche stanno sempre più chiudendo gli accessi al credito rendendo i finanziamenti non solo più selettivi, ma soprattutto maggiormente onerosi per le piccole imprese, quelle più deboli.
Last but not least il mercato obbligazionario, che all’estero sta sostituendo il credito, è, nel nostro paese, ancora appannaggio di pochissime imprese.

Ma sarebbe ingenuo e superficiale pensare che il nostro paese sia l’unico a registrare questi dati. Tesi avvalorata da un recente monito della Banca Centrale Europea che ha lanciato l’allarme credito per le piccole e medie imprese. Una ricerca condotta in collaborazione con la Commissione Ue ha dimostrato che nell’area euro una piccola impresa su dieci si è vista respingere domande di finanziamenti e circa un terzo delle Pmi ha visto peggiorare gli interessi sul credito.

Ma quali sono le principali ragioni che hanno spinto le banche a negare i prestiti alle imprese? Nel 26% dei casi sono state le garanzie insufficienti a negare il credito alle imprese ma è anche vero che queste ultime, spesso, hanno rinunciato autonomamente a richiedere un prestito a causa degli alti tassi di interesse applicati dagli Istituti e dei forti costi sostenuti.

Il dato critico è che in Europa, a differenza ad esempio dagli Stati Uniti, le imprese dipendono eccessivamente dal credito bancario quando invece esistono vie alternative. Si pensi al factoring, tecnica che consente alle imprese di vendere a Istituti specializzati le fatture, incassando denaro che altrimenti entrerebbe alcuni mesi dopo. Ancora, grandi potenzialità si potrebbero rintracciare nelle cartolarizzazioni.

Periodo di crisi dunque per le Pmi, soprattutto se si tiene conto che le prospettive per l’ultima parte dell’anno non sono buone. Quale soluzione allora nell’immediato? Occorrerà rivedere al più presto le regole di Basilea 2 in tema dei requisiti patrimoniali delle imprese.