Durante il corso del 2009 il mercato obbligazionario, con le sue performance, ha contribuito fortemente alla causa di molte imprese. Si sono registrate delle emissioni record che hanno generato una fortissima liquidità che le aziende non avrebbero mai ottenuto dagli istituti di credito bancario. Si è trattato di una soluzione efficace per moltissimi gruppi industriali che rischiavano fortemente il default.
La crisi infatti, e questo è sotto gli occhi di tutti, ha accentuato un atteggiamento difensivistico delle banche riguardo i prestiti alle imprese, situazione peraltro rimarcata da dati molto esemplificativi, basti pensare che i finanziamenti alle imprese sono calati nell’ultimo anno del 50%. Le imprese hanno aggirato l’ostacolo sostituendo il credito bancario con quello obbligazionario.
Questa mossa, da un lato, ha permesso alle grandi aziende di generare forti liquidità, dall’altro, alle banche ha cagionato grandi ritorni commissionali grazie al collocamento dei bond; si pensi che solo Jp Morgan, nel terzo trimestre, ha ricavato in tal modo 593 milioni di dollari. Ad uno sguardo approssimativo potrebbe sembrare una situazione perfetta se non fosse che, come in tutti i campi, ogni soluzione porta con sé il suo “redde rationem”.
Una panoramica più approfondita infatti non può far altro che farci riflettere sul fatto che questo boom di emissioni e di domande di corporate bond porterà con sé, presto, scadenze di obbligazioni per circa mille miliardi di dollari. Infatti, secondo delle stime che Thomson Reuters ha raccolto per il Sole24Ore, le imprese europee dovranno rimborsare agli investitori circa 500 miliardi tra il 2013 ed il 2014. Siamo intorno al 40% in più rispetto agli anni precedenti. Queste cifre pongono forti interrogativi poiché dimostrano che tra pochi anni le imprese si troveranno a dover far fronte ad una ingente quantità di rimborsi da onorare. In più, se si sommano i titoli aziendali e quelli bancari, entro il 2014 andranno onorati diecimila miliardi di dollari di obbligazioni.
Il futuro potrebbe quindi essere inquietante, soprattutto se, a voler ragionare per ipotesi pessimistiche, vengano tracciate proiezioni realmente possibili. Si pensi infatti cosa potrebbe accadere se in questo arco temporale di circa cinque anni i tassi divengano più elevati o se gli investitori si mostrassero meno propensi all’aquisto dei bond.
Una cosa è certa, se si vuol evitare di arrivare a situazioni di default sicuramente assisteremo ad un allungamento delle scadenze delle obbligazioni societarie ed un forte aumento delle rinegoziazioni.