Sembravano tempi troppo stretti perché risanassero i conti di Seat – Pagine Gialle. Mancava l’approvazione scritta vincolata all’accordo sulla ristrutturazione consensuale del debito. La società non era in grado d’esprimersi nei riguardi dei creditori senior e dei possessori delle obbligazioni Lighthouse, i quali, a loro volta, avrebbero potuto non accogliere le condizioni indicate sul tavolo della trattativa.
In pratica, pochi giorni orsono, il gruppo guidato da Alberto Cappellini, indebitato per 2,7 miliardi di euro, dichiarava d’aver trovato un’intesa tra le parti per un salvataggio in extremis, ma nel frattempo lanciava un aut aut ad azionisti (fondi Cvc, Permira, Investitori Associati), banche (Rbs, Bnp Paribas, Unicredit, Harbourmaster) e obbligazionisti (Ligthouse); mancava un accordo scritto che avrebbe permesso al CDA di deliberare una corresponsione pari a 52 milioni, con limite massimo datato 30 novembre. Se ciò non fosse avvenuto, c’era il rischio di fallimento “tecnico” e cioè che la società poteva incorrere in un default, tramite una mozione di sfiducia nei confronti del management.
A finanziare la cedola in questione, non sarebbe bastata l’intesa ordinaria raggiunta fra creditori e vertici dell’azienda, ritenendo fondamentale il vincolo di “lock-up”, vale a dire, l’intervallo in cui l’investitore non può richiedere il rimborso delle quote detenute, precludendo, quindi, ogni possibilità di smobilizzare l’investimento, in virtù del fatto che Seat – Pagine Gialle, detiene, comunque, una marginalità pari al 43%.
Le difficoltà restavano nella tempistica: il collegio delle banche sembrava coeso a dare il via libera, mentre i bondholder Ligthouse, obbligazionisti “diffusi” e titolari del debito maggiore (1,3 miliardi), sarebbero stati prima rintracciati e poi convinti ad accettare l’offerta; necessario, infine, indire un’assemblea per siglare l’accordo d’insieme. Tutto questo entro il 30 novembre, una “mission impossible” o quasi. D’altro canto, saltando l’accordo, gli obbligazionisti junior avrebbero perso tutto e le banche, sarebbero state costrette a mettere all’asta un’azienda fortemente indebitata per rientrare di 700 milioni, stimando il risarcimento per altre piccole entità sparse.
A oggi, il timeout sembra rinviato. Seat Pagine Gialle riscuote il primo beneplacito all’ingente piano di ristrutturazione (da Permira e Investitori Associati), anche se, nei prossimi giorni, sarà preponderante il riscontro dei bondholder Lighthouse, per almeno il 75%. Riscontro che per il consiglio d’amministrazione della società, affiancato dagli studi legali, Rothschild, Linklaters e Giliberti, Pappalettera e Triscornia, dovrebbe essere imminente, decretando, in questo modo, il pagamento della cedola pari a 52 milioni d’interessi, dovuti agli obbligazionisti Ligthouse, appunto, entro la data del 30 novembre. Condizione indispensabile affinché non si vanifichi l’intesa fra le parti in causa.
Intanto, il comitato direttivo dei senior lender ha già accettato un nuovo scadenzario del debito, prevedendo per le tranche di facilities concessi dalle banche, uno slittamento triennale, con oneri finanziari pari a un totale di 149,4 milioni, da rendere nel 2015-16 invece che nel 2012-13, mentre un successivo debito revolving, in scadenza a giugno 2012, dovrà essere restituito entro il 28 dicembre 2015.