Mentre in Italia continuano le proteste di alcuni contestatori contrari alla TAV ferroviaria in val di Susa, il governo pensa di cambiare alcune norme chiave in materia di lavori pubblici. Tutto ciò alla luce anche del fatto che l’Osservatorio media permanente Nimby mostra che nel 2011 sono state contestate 331 opere pubbliche, con una crescita del 3,4% rispetto al 2010.
Di queste opere, 163 sono emerse solo lo scorso anno mentre le rimanenti sono “pendenti” da qualche mese o anno. Fatto sta che l’esecutivo cerca di modificare questa situazione, andando in 2 direzioni: da un lato, fermezza dello Stato di fronte alle proteste violente, dall’altro interesse per un modello che la Francia ha introdotto nel 1995 con buoni risultati: per arrivare ad avviare la costruzione di una grande opera pubblica (ferrovia, strada, ponte…) occorre prima una consultazione preventiva con i soggetti che in prima persona saranno interessati dai lavori e dalla situazione che si verrà a creare al loro termine.
I soggetti in questione sono i politici locali (che secondo l’osservatorio sono resopnsabili del 26,7% delle proteste, gisuto o sbagliate che siano), i comuni, le eventuali associazioni ambientaliste e i residenti. Secondo chi ha avanzato la proposta, in Francia tale percorso ha ridotto drasticamente la conflittualità e le proteste in occasione della presentazione di un’opera pubblica di rilevanza nazionale che avrebbe potuto avere un impatto sull’ambiente.
E quanto avviene in val di Susa contro la realizzazione della TAV, magari, potrebbe un domani essere evitato, risucendo ad arrivare a un accordo preventivo che accontenti le parti.
Ma cosa avviene in Francia dove, tra l’altro, la tratta francese dell’Alta velocità Torino-Lione è praticamente pronta? Al momento di iniziare lo studio di fattibilità di un’opera pubblica, deve essere pubblicato uno documento che indichi i costi dei lavori, i tempi della loro realizzazione e le conseguenze sull’occupazione e sull’economia dei luoghi scelti per la realizzazione dell’intervento.
Un ente di controllo ha poi il compito di riunire le parti in causa, come i sindaci, gli assessori, i residenti o le associazioni che siano in grado di contribuire con dati ed elementi utili alla valutazione dell’impatto ambientale del’opera. Dopodiché saranno dati 6 mesi di tempo per effettuare le consultazioni al termine delle quali dovrà essere resa pubblica una valutazione finale che indichi i pareri dei partecipanti che, pur non vincolanti per chi intende avviare i lavori, saranno giocoforza rilevanti nella decisione finale.
Nel caso della Torino-Lione, le consultazioni sono avvenute in corso d’opera e hanno portato a perdite di tempo. “Se fossero avvenute prima, sul modello francese che puntiamo a importare in Italia, avremmo risparmiato un sacco di tempo” ha detto laconico il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, che punta a completare entro fine marzo il testo del disegno di legge.
Intanto il sindaco di Lione, pur sicuro che il tracciato della TAV ferroviaria sarà comunque completato, è alquanto perplesso relativamente ai tempo di completamento dei lavori.
L’Osservatorio Nimby evidenzia infine un ulteriore incremento delle proteste contro opera del settore elettrico, che nel 2011 hanno raggiunto il 62,5% del totale contro il 58% del 2010. A seguire, il comparto dei rifiuti (31,4%) e quello delle infrastrutture (4,8%), in cui rientrano le proteste anti treno ad alta velocità in Val di Susa i cui lavori, come ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, non si fermeranno.