Secondo gli analisti, nei prossimi anni in Turchia si consoliderà un trend: quello di veicolare massicci investimenti dall’estero (in questo caso, dall’Italia), che creeranno lavoro e opportunità, grazie a una tassazione agevolata per le imprese.
E già si moltiplicano le iniziative industriali con il nuovo stabilimento della Ferrero, che si inaugurerà entro il 2013, a Manisa, mentre alla Fiat di Bursa, Sergio Marchionne disloca l’assemblaggio dei “Doblò” cargo per il mercato statunitense.
Se l’occupazione in Europa si dimezza sotto i colpi del downgrading e gli Usa provano a risalire la china, ma con fatica, la Turchia, guidata di RecepTayyp Erdogan (al suo terzo mandato consecutivo), si conferma vero traino economico (e di forza-lavoro) sull’onda di un boom a corto raggio dal vecchio continente. “La Turchia diventerà meta privilegiata per gli investimenti italiani…”.
Non ha dubbi il console Igor Di Bernardino, rimarcando sulla politica fiscale soft che ha favorito l’ingresso di ben 825 imprese italiane in territorio turco. Non solo Fiat e Ferrero ma Pirelli, Unicredit (con YapiKre-di), Italcementi, hanno consolidato le loro attività con cospicui capitali che sono sfuggiti all’Italia, per annose questioni legate alla pressione fiscale e costo del lavoro. Altre aziende – Agusta Westland, Ansaldo Breda, Ansaldo Sts, del gruppo Finmeccanica, Astaldi, Mer Mec – hanno conseguito, negli ultimi anni, notevoli commesse in settori chiave per le infrastrutture civili e la difesa.
Cointeressati a questa impressionante escalation neo – imprenditoriale una nuova classe dirigente turca, espressione della migliore borghesia proveniente dall’Anatolia e da città in continuo fermento come Konya, Kaysersy, Samsun, tessuti sociali che si sono rivelati cruciali nei suffragi a ripetizione del primo ministro Erdogan.
Per ciò che concerne l’industria dolciaria piemontese, l’investimento di 95 milioni di euro sarà dirottato a Manisa, centro nevralgico della regione egea, prossimo al porto di Smirne, con l’intento d’ultimare i lavori entro la fine dell’anno e avviare la produzione nelle prime settimane del 2013, impiegando manodopera per 200 persone. Nel progetto della Ferrero, quarto produttore al mondo di cioccolato, l’insediamento includerà un asilo nido per i figli dei dipendenti, in grado d’ospitare altri bambini della zona.
Per la Ferrero è il diciottesimo complesso industriale aperto fuori dall’Italia, che si affianca a quelli già realizzati in Camerun, Sudafrica e India.