In arrivo il decreto sullo sviluppo

di Carlo Lavalle

5 Giugno 2012 07:30

Il governo Monti è pronto a discutere misure per lo sviluppo: incentivi, minibond, fondo per la crescita sostenibile e norma sblocca rigassificatori.

Dopo aver adottato una serie di misure per far fronte ai problemi di bilancio in settimana il Consiglio dei ministri discuterà del tanto atteso provvedimento per la crescita finalizzato ad avviare la cosiddetta fase 2 del governo Monti.

In attesa della “svolta europea” che dovrebbe sancire un nuovo indirizzo in sede comunitaria più focalizzato sullo sviluppo l’esecutivo comincerà a muovere i primi passi in questa direzione.

Riordino degli incentivi, bonus fiscali per l’assunzione di personale qualificato, contributi alle imprese, minibond per le Pmi: sono i temi che dovrebbero essere affrontati nella prossima riunione governativa. Potrebbe essere istituito un Fondo per la crescita sostenibile dotato di risorse pari a circa 600 milioni di euro provenienti dai Contratti di programma per le aree depresse, dal Fondo per l’innovazione e dalle risorse per la deindustrializzazione.

Si parla anche di procedure più veloci per le infrastrutture per allentare la morsa della burocrazia nelle decisioni e agevolare i finanziamenti. In più, il Consiglio dei ministri potrebbe considerare un intervento per aumentare l’importo dei lavori di ristrutturazione su cui applicare la detrazione del 36% su un periodo decennale con ricaduta su migliaia di piccoli cantieri messi in moto per la ripresa delle attività.

All’esame inoltre una proposta interessante basata sulla introduzione di minibond per le piccole e medie imprese. Si tratterebbe di emissioni di titoli come mezzo di finanziamento soggetti ad alcuni particolari requisiti ed esenzioni.

Significativa anch’essa ma controversa la misura, già ribattezzata sblocca-centrali, destinata ad accelerare la realizzazione di infrastrutture energetiche quali gasdotti e rigassificatori. A questo riguardo si prevederebbe che, in presenza comunque di regolari autorizzazioni ambientali, il ministero possa rivolgersi direttamente alla Presidenza del consiglio per chiudere un procedimento amministrativo irretito negli ingranaggi burocratici delle regioni. In gioco ci sarebbero circa 10 miliardi di investimenti concentrati soprattutto sulla dorsale adriatica.