Basilea 3: imprese Italia a rischio ripresa

di Noemi Ricci

Pubblicato 7 Ottobre 2010
Aggiornato 6 Febbraio 2023 16:20

L'Italia rischia ingiuste penalizzazioni dalle regole di Basilea 3 e un rialzo del costo del credito alle imprese. Lo ha spiegato il presidente ABI in Audizione alla Camera, dichiarandosi contrario alla tassa europea sulle banche

Si è tenuta ieri, mercoledì 6 ottobre, l’audizione presso la Commissione attività produttiva della Camera del presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), Giuseppe Mussari, sugli effetti derivanti dall’entrata in vigore del nuovo accordoBasilea 3” sull’erogazione del credito da parte del sistema bancario nei confronti delle imprese.

L’opinione espressa da quest’ultimo è che gli aumenti richiesti nella capitalizzazione delle banche, con l’entrata in vigore della riforma di Basilea 3, rischiano di compromettere la ripresa economica richiedendo un aumento del costo del credito per le imprese.

Ad essere maggiormente penalizzati sono Paesi con modelli di business come l’Italia, cioè fondati sul canale del credito bancario per il finanziamento alle imprese. Bisogna sfruttare la fase transitoria verso Basilea 3 per trovare soluzioni adeguate a specificità nazionali.

Le banche italiane concordano sull’esigenza di avere un nuovo quadro di regole, ma è anche necessario che queste tengano conto dei diversi modelli di business e delle vere cause che hanno scatenato la crisi finanziaria. Questo tra i principali difetti di Basilea 3.

Mussari ha poi sottolineato la capacità delle banche italiane di far fronte ai più rigidi requisiti richiesti dalla riforma Basilea 3, infatti anche di fronte alla crisi hanno retto meglio di altre. In sostanza viene approvato il grande rigore della riforma poiché queto comporterà benefici di lungo periodo, in termini di minori probabilità di crisi.

Ha però espresso la propria contrarietà alla tassa europea sulle banche: «Siamo contrari a nuove tasse, camuffate da misure volte a stabilizzare i mercati bancari e finanziari», soprattutto considerando che il settore bancario italiano «non ha beneficiato di fondi pubblici per fronteggiare la crisi ed è soggetto a livelli di tassazione molto elevati, superiori a quelli dei propri rivali europei e internazionali». Dunque una tassa solo a livello Ue potrebbe generare svantaggi competitivi per l’Italia sui mercati internazionali.