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Pace fiscale tra ritocchi e novità

di Barbara Weisz

22 Ottobre 2018 12:59

Approvata la versione definitiva del decreto di pace fiscale, niente scudo per i capitali esteri, sparisce la non punibilità penale, accordo politico sul saldo e stralcio per i redditi bassi.

Il Governo ha riapprovato il decreto collegato alla manovra che contiene la pace fiscale, niente condono sui capitali esteri e scudo penale, mentre arriva il saldo e stralcio che consente la regolarizzazione delle cartelle esattoriali ai contribuenti in difficoltà, con aliquote scaglionate in base all’ISEE: quest’ultimo provvedimento, in realtà, non è stato inserito nel testo, ma c’è l’impegno politico dell’esecutivo a proporlo nel corso dell’iter parlamentare di conversione. Il Consiglio dei Ministri risolutivo si è riunito sabato 20 ottobre, al termine di una settimana che ha visto i due partiti di maggioranza al centro di un inedito disaccordo sui contenuti di una norma già approvata, aperto dal vicepremier Luigi Di Maio che accusava un’ignota “manina” di aver cambiato il testo approvato dal CdM di lunedì 15 ottobre.

Limite di 100mila euro l’anno

Modificati i tetti di regolarizzazione: 100mila euro all’anno, ma non per singola imposta, bensì per il totale del “nero” che si fa emergere. Per il resto, i termini restano gli stessi: si può far emergere fino al 30% in più di quanto già dichiarato, pagando un’aliquota del 20%. Quindi, per riassumere, la misura si configura nel seguente modo: è possibile regolarizzare somme non dichiarate al fisco, che non possono essere superiori al 30% di quanto già dichiarato e non possono superare i 100mila euro per anno fiscale.

L’aliquota di regolarizzazione è pari al 20%, quindi comporta un forte sconto (l’aliquota per i redditi alti è al 43%). Considerato che i periodi fiscali sanabili sono cinque (ovvero, quelli per cui ancora non è scattato il termine di prescrizione), di fatto il condono può arrivare a 500mila euro.

Capitali esteri e condono penale

La pietra della discordia, ovvero lo scudo sui capitali esteri, è sparito dal testo, quindi la dichiarazione integrativa, che consente di regolarizzare somme non dichiarate, non riguarda le attività oltreconfine.

Cancellata anche la depenalizzazione per i reati connessi all’evasione: qui conviene aspettare il testo, ma par di capire che non sia più prevista nessuna misura di condono penale (ovvero che la correzione non sia limitata ai reati più gravi, come il riciclaggio e l’autoriciclaggio). L’inserimento di cause di non punibilità, ha dichiarato il premier Giuseppe Conte, «poteva prestarsi a equivoci», quindi anche se «avrebbe consentito di stimolare la dichiarazione integrativa», avrebbe anche «dato un segnale di fraintendimento». Risultato: il nuovo testo «non contiene nessuna causa di non punibilità».

Saldo e stralcio

Infine, c’è l’accordo politico per inserire, in sede di conversione del decreto, la definizione agevolata rivolta ai contribuenti che versano in oggettiva difficoltà economica, misura che era prevista dal contratto di Governo e che non era però stata inserita nel testo del decreto fiscale approvato il 15 ottobre. E’ il cosiddetto “saldo e stralcio”, che consentirà di sanare le cartelle esattoriali con aliquote diverse a seconda dell’ISEE. L’ipotesi più probabile prevede un’aliquota minima del 6% per un indicatore Isee fino a 15mila euro, una intermedia del 10% fra i 15mila e i 22mila euro, e infine un’aliquota del 25% per ISEE fra 22mila e 30mila euro.

Gli ulteriori dettagli si conosceranno quando sarà pubblicato il testo, la cui versione definitiva, ha specificato Conte, risulterà deliberata in due diverse date, il 15 e il 20 ottobre.