Il mercato italiano dei servizi integrati per le aziende (tlc + accesso web) sta vivendo un momento di particolare fermento.
Grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie IP e alla definizione di un quadro regolatorio specifico, sono sempre più numerose le web company che si rivolgono alle imprese con pacchetti integrati che affiancano a soluzioni aziendali specifiche per i vari target business, anche servizi tlc e di connettività internet.
Tuttavia, non sempre costi e tariffe risultano sostenibili per tutte le PMI a causa degli inevitabili costi di terminazione.
Ebbene, per sbloccare la situazione, l’Autority italiana delle Tlc ha messo mano ai costi di terminazione previsti per i gestori alternativi a Telecom Italia, fissando i rapporti di prezzo tra i quattro operatori italiani del fisso e, allo stesso tempo, aprendo nuove prospettive di scenario per le future tariffe al dettaglio per gli utenti.
La nuova delibera AgCom, volta a favorire la concorrenza nelle telecomunicazioni fisse e nel mercato della banda larga, riguarda le tariffe pregresse – fino al 30 giugno 2007 – di Fastweb (2,6 centesimi di euro al minuto), BT Italia (2,28 centesimi) e Tiscali (2,24 centesimi), rispondendo favorevolmente alla richiesta inoltrata dai tre operatori nel 2006.
“Una delle misure più precompetitive adottate in Italia e in Europa” l’ha definita l’Autorità , che ha agito per smuovere le acque di un mercato del fisso dominato al 90% da Telecom Italia, che oltretutto detiene anche il 65% di quello dei servizi a banda larga.
Agevolando le condizioni economiche per gli operatori alternativi, il settore dei servizi convergenti dovrebbe beneficiare di una ventata di aria fresca che, oltre a premiare i nuovi entranti, dovrebbe tradursi in servizi più competitivi per gli utenti, in primis quelli legati all’accesso broadband e alle soluzioni integrate.
In generale, l’obiettivo dell’AgCom è quello di promuovere la libera concorrenza per non restare troppo indietro in Europa: “i servizi a banda larga hanno una diffusione del 16% in Italia contro una media europea del 22%“, ha infatti sottolineato lo stesso presidente Calabrò.
È un momento delicato per Telecom Italia, quindi, nell’occhio del ciclone anche per la vicenda dello scorporo funzionale delle reti e, anche in quel caso, a beneficio di una maggiore equità di mercato per tutti gli operatori, soprattutto per quanto riguarda l’accesso retail e wholesale.
Il caso italiano, in un certo senso, è davvero peculiare rispetto all’intero scenario europeo, con un operatore ex incumbent che detiene una quota davvero significativa dell’intero mercato tlc. L’oggettiva mancanza di un’infrastruttura in rame alternativa su scala nazionale, infatti, si è tradotta nel tempo in una palese assenza di concorrenza di mercato tra infrastrutture locali, a scapito degli operatori alternativi.
Per questo motivo l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha intrapreso una serie di misure, tutte focalizzate su Telecom ed i suoi rapporti con gli altri operatori, proprio per evitare condizioni di monopolio che impediscano il fiorire di un mercato competitivo a vantaggio degli utenti finali.
Su questo stesso indirizzo, perciò, risulta anche l’altra novità definita con delibera AgCom: l’introduzione dal primo luglio 2007 di un nuovo modello contabile di “operatore alternativo”, che implica una graduale riduzione delle tariffe di terminazione per i nuovi entranti fino al 2010, data in cui si prevede la definitiva simmetria per tutti i player.
Le nuove disposizioni, che saranno notificate a gennaio alla Commissione Europea e sottoposte a consultazione pubblica, risultano solo in parte in linea con il documento sulla terminazione delle chiamate approvato dall’Ente dei regolatori europei, che invita tutte le authority ad adottare misure concorrenziali. Secondo la Commissione Europea, infatti, il servizio di terminazione non dovrebbe costare ai nuovi operatori più di 1,54 centesimi al minuto.