Per le imprese il conto IMU sarà più salato nel 2012: +50% Scattano infatti due diverse norme, una contenuta nel Salva Italia e l’altra nella Finanziaria 2013:
- aumenta il moltiplicatore fiscale di capannoni e immobili strumentali all’attività aziendale,
- aumentano le aliquote comunali sugli immobili d’impresa.
Questo, mentre per le famiglie si prospetta lo stop alls prima rata di giugno sulla prima casa (leggi qui).
Il Salva Italia, Dl 2012/2011, ha messo in calendario per il 2013 un aumento dei valori fiscali di riferimento di capannoni industriali dell’8,3%, con il moltiplicatore che passa da 60 a 65. Da sottolineare che, rispetto alla vecchia ICI, i valori fiscali erano già stati aumentati del 20% l’anno scorso. Comunque, questa norma di fatto provoca un aumento generalizzato della base imponibile su cui si calcola l’Imu da pagare.
Il secondo provvedimento che fa salire la tassa per le imprese è l’attribuzione, interamente allo stato, dello 0,76% sugli immobili del gruppo catastale D, con l’impossibilità di effettuare sconti da parte dei Comuni, contenuta nella Legge di Stabilità (leggi qui). In sostanza, significa che sicuramente si pagherà di più in tutti i comuni che nel 2012 avevano concesso sconti sugli immobili del gruppo D (fra cui ci sono anche alberghi, cinema e teatri). E il meccanismo rischia di provocare un effetto al rialzo sulle nuove aliquote che i comuni possono deliberare per questo 2013. E in effetti, le aliquote 2013 vedono nelle grandi città un rincaro del 50% e nei comuni che avevamo concessi sconti e agevolazioni nel 2012 aumenti dal 106 al 187%.
Esempio: un capannone di 2mila metri quadri a Milano nel giugno 2012 ha pagato 12mila 100 euro (quasi il doppio dell’Ici 2011), mentre quest’anno sborserà 18mila 269 euro, il 51% in più. Stessa variazione rispetto al 2012 a Roma, Torino, Napoli, Bologna. In termini assoluti l’Imu 2013 passa da 11mila 728 euro a 17mila 721 a Roma, da 10mila 514 a 15mila 886 a Torino, da 12mila 091 a 18mila 269 euro a Napoli. Sono diverse le differenze rispetto alla vecchia Ici, che in alcuni casi era più alta: a Roma, Torino e Napoli l’aumento 2011-2013 è contenuto, si fa per dire, al 96,9%.
Per negozi e uffici, la base imponibile resta invece uguale, e sono immobili su cui il gettito va interamente all’ente locale, che dunque può prevedere agevolazioni e aliquote flessibili. L’Imu sarà comunque più cara in tutti i comuni che hanno alzato le aliquote rispetto al 2012 (in mancanza di nuove deliberazioni, invece, valgono quelle dell’anno scorso). La differenza, rispetto all’acconto del giugno 2012, è che in quel caso si pagava sempre in base all’aliquota standard, lo 0,76%, con conguaglio a dicembre, mentre quest’anno si applica l’aliquota comunale, che spesso è all’1,06.
Esempio: nelle grandi metropoli (Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna), l’aliquota per negozi e uffici è sempre all’1,06%, e il rincaro medio sul 2012 per un negozio di 100 mq in centro o per un ufficio di 250 mq è pari al 39,5%.