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Tasse locali: addizionali IRPEF al raddoppio

di Barbara Weisz

11 Febbraio 2019 14:12

Addizionali IRPEF regionali e comunali in crescita inarrestabile: maglia nera al Lazio, Roma in testa per imposte pro capite più alte.

Le addizionali IRPEF, regionali e comunali, sono aumentate di oltre l’80% in dieci anni: lo rileva Confprofessioni, che stima un ulteriore aumento dal 2019 per effetto dello sblocco degli incrementi previsto dalla Legge di Bilancio. Le aliquote sono fissate da Regioni e Comuni nell’ambito di criteri nazionali: per l’addizionale regionale il limite massimo è il 3,33%, per quella comunale lo 0,8%. In termini generali, il loro gettito rappresenta il 10% dell’IRPEF complessiva.

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Dal 2006 al 2016 sono aumentate dell’82%, dal 2012 al 2016 l’incremento è stato intorno al 10%, con il prelievo medio sul contribuente passato di 292 euro. L’aumento delle addizionali registrato nel decennio 2006-2016 è decisamente più consistente rispetto a quello dell’IRPEF, che è salita del 14% (contro l’82% delle addizionali).

Aumenti

Addizionali IRPEF 2012-2016

L’addizionale regionale è aumentata dell’8,53% mentre quella comunale del 18,27%. La Regione in cui si registra il maggior gettito da addizionale è la Lombardia, seguita da Lazio, Piemonte, Emilia Romagna. In coda alla classifica, Val d’Aosta, Molise, Basilicata. Molto simile la classifica per quanto riguarda le addizionali comunali: in testa la Lombardia, al secondo posto il Lazio, terzo gradino del podio per il Veneto (che invece è sesto nella classifica delle addizionali regionali), mentre quarta resta l’Emilia Romagna. In fondo, Val d’Aosta, Trentino, Molise.

=> Scaglioni IRPEF e aliquote

Ma il dato che forse interessa di più il contribuente riguarda il carico fiscale medio per singola persona. Qui, la classifica cambia. L’addizionale regionale pro capite più alto si registra in Lazio, con 453 euro a testa, seguito da Piemonte ed Emilia Romagna. Disaggregando i dati per provincia, in testa resta Roma, seguita da Torino, Novara, Biella, Milano, Bologna, Alessandria, Vercelli, Parma, Cuneo.

Confprofessioni ha anche elaborato un super-indice che misura il carico fiscale medio da addizionali che si paga in tutti i Comuni italiani. Le tasse più salate si pagano a Lajatico (PI), dove nel 2016 i contribuenti hanno pagato mediamente addizionali per 994,35 euro, seguito da San Pietro Val Lemina (TO), con 960,75 euro pro capite, e da Pino Torinese (TO), con 959,55 euro pro capite. In fondo alla graduatoria troviamo Martello (BZ), con 8,55 euro pro capite, seguito da Tubre (BZ), con 11,83 euro pro capite, e Anterivo (BZ), con 13,88 euro pro capite.

Selezionando solo i capoluoghi, sul podio Roma, con 770,96 euro, Milano (con 653,50 euro), Torino (638,19 euro). Seguono Novara (627,40 euro) e Biella (600,73 euro). La prima città del sud Italia è Caserta, che 589,75 euro annui pro capite occupa l’ottava posizione. La città maggiormente tax friendly è Bolzano, dove nel il contribuente medio ha versato 120,35 euro di addizionali, seguita da Barletta (con 212,79 euro), Gorizia (223,34 euro), Trento (224,25 euro) e Andria (230,59 euro).

Scenari futuri

La manovra 2019 non ha riproposto il blocco delle addizionali, che quindi potranno salire. Secondo le stime di Confprofessioni, l’incremento di gettito nei prossimi anni sarà intorno al miliardo di euro. Fra le considerazioni che vengono proposte, il rischio aumenti legato all’introduzione della flat tax partite IVA. Più saranno i contribuenti che aderiranno al regime forfettario al 15% e 20% dal 2020 e più sarà elevata la perdita di gettito da addizionali. Il rischio è che gli enti locali, penalizzati dai tagli degli ultimi anni, compensino attraverso l’incremento delle addizionali.