Decreto Fare: addio tassa sulle piccole barche

di Barbara Weisz

2 Luglio 2013 10:30

A estate ormai iniziata, ormai alla vigilia delle vacanze, abbassare le tasse sulle barche è una notizia che non può passare inosservata: il Decreto del fare del governo Letta, fra i tanti provvedimenti (qui la sintesi), contiene anche il taglio della tassa sulla piccole imbarcazioni che era stata introdotta dall’esecutivo guidato da Mario Monti.

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Perché abolire un’imposta che colpisce beni di lusso in un momento in cui si fatica a reperire finanziamenti per abbassare il costo del lavoro o per evitare l’aumento l’Iva?

La risposta è presto detta: la nautica è un settore importante, in un paese dove i santi e i poeti saranno forse ormai meno numerosi che in passato, ma i navigatori continuano a solcare i mari lungo gli oltre 7mila chilometri di costa. E, diciamolo, è anche un settore ad alta densità  di PMI, per di più posizionate in quei segmenti del Made in Italy di alta gamma che le politiche economiche puntano a spingere, per non parlare delle sue ricadute sul turismo in generale.

Nel dettaglio, il decreto del Fare abolisce la tassa sulle imbarcazioni sotto i 14 metri di lunghezza, mentre per le barche fra i 14 e i 20 metri (diciamolo, uno yacht da 15 o da 20 metri proprio piccolissimo non è) l’imposta è dimezzata. Conseguenze:

  • quelli che erano i primi due scaglioni, (800 euro per i natanti fra i 10,01 e i 12 metri e 1.160 euro per scafi da 12,01 metri a 14 metri) sono aboliti: non si paga più nulla.
  • Dai 14,01 ai 17 metri, si pagano 870 euro (prima erano il doppio, 1740).
  • Dai 17,01 ai 20 metri, si pagano 1300 euro, e non più 2600.

Soddisfazione dalle associazioni di settore, a partire dall’Ucina (la Confindustria nautica): il presidente Anton Francesco Albertoni sottolinea che il governo ha «ripreso a considerare la nostra industria ed il turismo ad essa legato centrali e rappresentativi di un'opportunità  di crescita economica», parla di una «leva importante per portare il nostro comparto fuori dalla crisi», si augura anche a livello di pubblica opinione un «cambio di percezione della nautica e del diportismo» che restituisca «agli imprenditori del settore l'orgoglio di rappresentare una delle migliori eccellenze italiane».

L’obiettivo della detassazione, come detto, è il rilancio di un settore che (dati Ucina) ha perso 18mila posti di lavoro nel corso di questa crisi.

La tassa sul lusso non aveva prodotto gli effetti sperati, anzi favorendo la fuga delle imbarcazioni verso … lidi più vantaggiosi.

C’è anche un’altra disposizione del decreto, che riguarda invece il noleggio: il regime forfettario del 20% non si applica più in base al reddito da noleggio (prima c’era un tetto a 30mila euro l’anno, che fissava il limite dell’attività  commerciale), ma in base alla durata, che non può essere superiore a 40 giorni.

Ricordiamo che gli armatori che noleggiano l’imbarcazione pagando il regime forfettario del 20% non beneficiano delle deduzioni previste per gli operatori del settore.

La norma, commenta l’Ucina, «favorisce sia il proprietario dell'imbarcazione» che «può rifarsi di alcune spese, sia le aziende di chartering» che potranno affittare più agevolmente dai privati parte delle unità  da utilizzare per il proprio servizio senza necessariamente doverne acquistare di nuove.