Il modello Total Compensation per il lavoro qualificato

di Noemi Ricci

Pubblicato 16 Luglio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:37

La qualità  di un’azienda è legata a doppio filo a quella delle persone che la costituiscono. E questo è tanto più vero quanto più piccole sono le dimensioni dell’impresa stessa.

Per questo motivo, le aziende hanno la tendenza ad adottare politiche retributive sempre più concorrenziali sul mercato pur di trattenere a sé gli elementi migliori.

Una delle possibili soluzioni che risponde a questa esigenza tanto diffusa è il modello per la gestione delle politiche retributive Total Compensation.
Questo comprende sia la retribuzione diretta, in parte fissa e in parte variabile (accordando ad esempio profit sharing, incentivi individuali, incentivi di gruppo e stock options) che quella indiretta che comprende benefit (coperture decesso, invalidità , spese mediche, piani previdenziali) e perquisit (vettura aziendale, iscrizioni a club, alloggi, carte di credito, computer).

Un recente studio intitolato “La gestione della Total Compensation – Tenere sotto controllo i costi e premiare i dipendenti“, condotto da Aberdeen Group in collaborazione con Cezanne Software – società  leader nella progettazione e nello sviluppo di soluzioni per il management delle risorse umane – ha svolto un’accurata analisi sul tema.

Dai dati emersi risulta che è la ricerca di lavoro qualificato il principale motivo che spinge le aziende a dotarsi di sistemi di Total Compensation: ben il 76% delle aziende ad utilizzare questi sistemi con l’obiettivo di ottenere un lavoro qualificato, mentre per il 50% lo stesso modello è utile per evitare ogni rischio di perdita dei dipendenti considerati la chiave del proprio business, il 16 % ne fa uso per supportare la distribuzione geografica della forza lavoro e il 15% per essere conformi a norme e regolamenti.

Dallo studio di benchmark, effettuato osservando 470 organizzazioni in tutto il mondo, di cui un 20% considerate da Aberdeen best-in-class. Proprio questa tipologia si è dimostrata la più propensa a sviluppare azioni ad hoc volte a motivare i propri dipendenti, quali effettuare indagini di mercato per verificare la competitività  dei propri piani retributivi, riconoscere e premiare le migliori performance, comunicare ai dipendenti gli obiettivi di valutazione e le politiche retributive.

Rispetto ad altre tipologie di organizzazioni, le best-in-class sembrano avere approcci più aggressivi nel riconoscere e premiare le prestazioni individuali, ottenendo come risultato un grado di appezzamento da parte dei dipendenti maggiori e probabilmente rendendoli più legati all'organizzazione stessa.

Secondo l’indagine, l’87% delle best-in-class ha integrato, parzialmente o completamente, le applicazioni già  in uso per la gestione delle risorse umane con il sistema per la raccolta dei dati sul Total Compensation. Un tale investimenro porta alla fidelizzazione delle risorse umane, dovuta alla maggiore soddisfazione e gratificazione economica avvertite da parte del dipendente, oltre ad una diminuzione del costo del lavoro.

È infatti altissima (90%) la percentuale di best in class in cui si rileva un aumento dei ricavi per dipendente. Altrettanto alta (83%) è la percentuale di quelle che hanno diminuito il costo del lavoro come percentuale sulle vendite, di quelle (73%) che rilevato un miglioramento della soddisfazione dei propri dipendenti e in cui si è raggiunta una maggiore capacità  nel trattenere la forza lavoro(64%).

In conclusione, lo studio effettuato da Aberdeen sembra dimostrare che nelle politiche di retribuzione si ottengano benefici maggiori automatizzando il processo di raccolta dei dati retributivi e integrando un software di Total Compensation con altre applicazioni di gestione delle risorse umane.
Questo porta ad uno snellimento dei processi di pianificazione e gestione delle politiche retributive per tutti i dipendenti, oltre ad offrire funzionalità  integrate sia per la gestione dei talenti e delle performance, che della gestione HR.