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Stop al gasolio russo: primi effetti su mercato e prezzi alla pompa

di Alessandra Gualtieri

6 Febbraio 2023 14:11

Il nuovo pacchetto di sanzioni UE contro la Russia comporta lo stop a diesel e benzina russi, con effetti a cascata su forniture alternative e prezzi.

Il 5 febbraio è scattata l’applicazione del nuovo pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, che prevede il divieto di importazioni di diesel e benzina nei paesi dell’Unione europea.

Dopo lo stop al petrolio russo dello scorso 5 dicembre, con quello dei prodotti raffinati si temono adesso immediati rincari dei prezzi alla pompa, soprattutto in Italia dove non è stato rinnovato il taglio delle accise sui carburanti.

Vediamo come si sta delineando la situazione, sia per quanto riguarda i prezzi sia per quanto riguarda le forniture e le strategie economiche dei paesi europei – e delle aziende – nei confronti della Russia.

Embargo sui carburanti

Il divieto riguarda i prodotti petroliferi raffinati di origine russa ed il blocco dei servizi finanziari per le navi cargo che trasportano merci russe (ma alle navi che trasportano prodotti già acquistati prima dell’embargo è concesso di terminare le consegne entro marzo).

Resta consentita l’importazione di prodotti acquistati entro i 100 dollari al barile per il diesel e 45 dollari al barile per la benzina. Questo, dunque, il tetto al prezzo del carburante russo deciso dalla UE.

Ad oggi, la dipendenza europea dalla Russia per il gasolio è di circa il 27% della quota importata e consumata. L’effetto previsto è adesso un rincaro sulla materia prima applicata dai fornitori alternativi.

Effetto prezzi

Le associazioni dei consumatori segnalano i primi rialzi, e sottolineano il rischio di speculazioni, con il diesel in modalità servito destinato a superare i 2,5 euro a litro. Oltre alle speculazioni, gli aumenti sarebbero frutto di reali maggiorazioni sui costi di filiera.

Si tratta dei maggiori costi delle nuove nuove rotte commerciali da e verso i fornitori alternativi (Medioriente, Cina), più lunghe e quindi più costose in termini di trasporto, con ripercussioni per il cliente finale che acquista alla pompa. In realtà i prezzi stanno invece tenendo, anzi: nella prima giornata si sono addirittura ridotti.

Dinamiche di mercato

Tornando alle sanzioni, una considerazione importante è la seguente: la Russia non può vendere petrolio all’Europa ma può venderlo alla Cina, che però ormai lo acquista ad un prezzo fortemente ridotto rispetto al passato. La vera sanzione non è dunque l’embargo in sé ma il deprezzamento sul mercato del greggio russo.

Per evitare di alimentare in via indiretta la valvola di sfogo cinese per le esportazioni russe, i Paesi UE potrebbero a breve termine rivolgersi maggiormente al Medio Oriente e agli Stati Uniti. Non significa che le economie europee abbiano del tutto voltato le spalle alla Russia, dove sono rimaste circa l’8% delle aziende tra quelle presenti prima dell’invasione dell’Ucraina.

E tra le imprese con filiali russe ancora aperte il 6,4% è italiano. Tra queste ci sono ancora le aziende italiane Ariston, Benetton, Calzedonia, De Cecco, UniCredit.