Legge di Bilancio con pace fiscale, taglio RdC e nuova flat tax

di Barbara Weisz

Pubblicato 8 Novembre 2022
Aggiornato 9 Novembre 2022 09:41

Per la flat tax fino a 100mila euro si profila un braccio di ferro interno al Governo: anticipazioni e calcoli sulle misure in Legge di Bilancio 2023.

Entro 10 giorni è previsto l’arrivo in Parlamento della Manovra 2023, che conterrà l’avvio di tutti i progetti economici su cui il Centrodestra si era impegnato: lo ha dichiarato il Vicepremier e Ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, in una recente intervista:

Cominceremo a mantenere gli impegni presi come la flat tax sulla quale si sta ragionando sulle soglie di 85mila o 100mila euro.

Si conferma dunque l’innalzamento della soglia di reddito ammessa alla flat tax, e se non fino a 100mila euro quanto meno a 80-85mila euro (ma l’aliquota potrebbe salire al 20%), volendo essere più aderenti alle coperture economiche messe a disposizione dalla NaDEF.

Vediamo tutte le anticipazioni e i calcoli.

Legge di Bilancio: le coperture finanziarie

La somma da destinare all’estensione della tassa piatta per le Partite IVA è il criterio con cui il Governo ha spiegato di voler finanziare la Legge di Bilancio: la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti hanno sottolineato che tutti i 21 miliardi ottenuti con l’innalzamento del deficit programmatico saranno destinati alle misure contro il caro energia e il inflazione. Vuol dire che tutte le altri grandi riforme, compresa quella fiscale, dovranno aspettare.

Manovra 2023: le misure previste

Tutte le misure in Manovra diverse dalle azioni di compensazione e contrasto al caro-prezzi saranno finanziate spostando fondi da altre voci di bilancio. Oltre alla flat tax, ci sono dunque già altre prime certezze, confermate dalle anticipazioni di Salvini:

pace fiscale con rottamazione delle cartelle fino a dove si può arrivare; revisione del reddito di cittadinanza eliminando truffe e sprechi e stabilendo che non può essere a vita per chi può lavorare.

Poi ci sono gli impegni presi sul fronte previdenziale, a partire dalle proroghe in tema pensioni (Opzione Donna e APE Sociale) ma anche la nuova Quota 102/Quota 41, senza contare il maggiore costo che nel 2023 avranno tutte le pensioni per l’adeguamento all’inflazione, più tutti i rifinanziamenti delle spese ordinarie.

Come si finanziano

Ipotizzando che l’intera Legge di Bilancio arrivi a valere 40 miliardi (è la cifra di cui si parla), tolti i 21 miliardi già “prenotati” per sostenere famiglie e imprese, restano 17 miliardi. Applicando a questo calcolo la necessaria flessibilità, si può stimare fra i 15 e i 20 miliardi in Manovra per tutte le misure non ricomprese nel capitolo ristori/aiuti che il Governo deciderà di inserire, non solo la flat tax. Le scelte a venire saranno di natura politica.

Una ulteriore precisazione di Giorgetti: le misure potranno anche essere finanziate con eventuali tagli che arrivano dallo stesso settore. In altri termini, se si tagliano le pensioni si redistribuisce la somma in più sulla previdenza, e via dicendo.

Il capitolo fisco e flat tax

Essendo la flat tax un provvedimento di natura fiscale, le risorse deriveranno da nuovi introiti fiscali. Sono diversi i percorsi ipotizzabili: la revisione della tassa sugli extraprofitti dovrebbe valere circa 7-8 miliardi (la misura oggi in vigore doveva portare un extragettito di 10 miliardi, mentre al momento si è fermata intorno a 2,5 miliardi); eventuali modifiche di altre norme fiscali ad esempio il Superbonus (potrebbe scendere al 90%); nuova tax expenditure (revisione delle detrazioni); la nuova rottamazione cartelle (non se ne conoscono ancora le regole né il potenziale gettito) che mira proprio a fare cassa per finanziare altre novità in Manovra.

In nodo risorse

Il problema è però anche un altro: non c’è solo la flat tax fra le novità fiscali che potrebbero confluire in Manovra, il Governo si è impegnato anche sul taglio del cuneo fiscale. Il riferimento alla riforma del RdC lascia intendere che questa misura porgerà in fianco per un’opera di spostamento delle risorse volte a finanziare altre misure in ambito lavorativo, magari proprio il taglio del cuneo fiscale.

In base alle anticipazioni del Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, si sta studiando una formula in base alla quale il reddito di cittadinanza potrebbe divenire «rinnovabile per periodi sempre più brevi e con un assegno a scalare» dopo i primi 18 mesi di reddito, «al massimo per altri due anni e mezzo, ma con un dècalage», prevedendo anche la decadenza dal beneficio per chi «rifiuterà anche una sola offerta». Sono però ancora tutte solo ipotesi, nulla è stato confermato dal Ministro né dalla Premier.

Su tutte le varie proposte e anticipazioni prevalgono forse le parole del Ministro Giorgetti, che raffredda gli entusiasmi e ricorda, da Bruxelles, che la prossima manovra italiana avrà un «approccio prudente e realista». Non solo:

Qualsiasi tipo di intervento di natura fiscale o di spesa di natura previdenziale deve essere coperta all’interno dello stesso settore d’intervento, altrimenti non rispetteremmo l’obiettivo dichiarato di mettere tutte le risorse disponibili sul caro energia.

In conclusione, sembra difficilmente ipotizzabile che si trovino le risorse per alzare il tetto di reddito della flat tax a 100mila euro per le Partite IVA, che oggi applicano l’aliquota piatta al 15% su un imponibile determinato in base a coefficienti che cambiano a seconda della tipologia di lavoro autonomo, con tetto massimo di ricavi o compensi annui pari a 65mila euro. Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha ipotizzato una soglia massima di 85-90mila euro ma il dibattito tecnico riduce l’ipotesi fino a 80mila euro. Le certezze si avranno con la presentazione della Manovra vera e propria, prevista dopo la metà di novembre.