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Italia-Cina: i trend per le imprese

di Anna Fabi

Pubblicato 10 Luglio 2019
Aggiornato 11 Luglio 2019 12:07

Export di Made in Italy e manifattura di precisione, cooperazione scientifica, turismo e shopping cinese in Italia: scenari e prospettive imprese, il report 2019 Fondazione Italia-Cina.

Promozione dell’export italiano soprattutto in alcuni settori chiave del manifatturiero caratterizzati da un alto livello qualitativo, attirare investimenti cinesi nel paese, stimolare la cooperazione scientifica. Sono lacune delle evidenze del tradizionale report annuale del Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina, dedicato proprio a scenari e prospettive per le aziende. In generale, l’economia cinese continua a crescere al ritmo previsto dalle stime del Governo di Pechino, intorno al 6 – 6,5%. Si tratta di una riduzione rispetto ai ritmi degli scorsi anni, ma comunque di una crescita robusta.

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I driver per le imprese

E’ il cosiddetto “new normal“, ovvero un contesto che vede la Cina crescere con un ritmo più lento per consentire la trasformazione dell’economia in particolare sul fronte di consumi, servizi e innovazione. Elemento cardine, si legge nel report, «la qualità deve sostituire la quantità». Fra i paradigmi più interessanti per le imprese italiane, il nuovo sostegno ai consumi che caratterizza le strategie di Pechino, con una crescente domanda di prodotti di qualità.

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La fondazione Italia Cina individua innanzitutto una serie di azioni ritenute particolarmente efficaci che il sistema pese dovrebbe, a vari livelli, intraprendere o stimolare:

  • promozione dell’export, in particolare nell’industria specializzata come macchinari avanzati, prodotti chimici e mezzi di trasporto, caratterizzati da un alto livello qualitativo;
  • preservare il vantaggio competitivo nei principali settori dell’export italiano favorendo investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo;
  • attrarre investimenti cinesi in Italia caratterizzandoli per le ricadute sul territorio in termini occupazionali e di sostegno al tessuto industriale locale, favorendo le acquisizioni di tipo greenfield;
  • favorire gli investimenti italiani in Cina facendo leva sulla reciprocità e ricercando l’ampliamento dei settori aperti alle aziende estere;
  • strutturare la relazione con la Cina nel prossimo decennio in funzione della cooperazione scientifica, individuando le potenzialità delle ricadute economico-industriali reciproche in una bilanciata interconnessione scientifica e tecnologica tra i poli di ricerca.;
  • strutturare la cooperazione economica minimizzando le potenziali aree di dipendenza che potrebbero essere influenzate dal contesto internazionale.

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Come si vede, si tratta di strategie ben diverse da quelle perseguite in passato (delocalizzazione per produrre a basso costo). Interessante la parte del report che analizza nello specifico i settori che guardano con maggior interesse al mercato cinese: alimenti e bevande, settore sanitario, retail, automotive, media e intrattenimento (dal 2017 la Cina è il paese con il maggior numero di cinema al mondo, è prevista la realizzazione di 511 nuove strutture nel 2019, per un totale di 3mila 200 nuovi schermi), legno-arredo.

Altro driver importante, il turismo cinese in Italia, trainato dallo shopping (la quota di acquisti di lusso all’estero del consumatore cinese, seppur in lieve diminuzione negli ultimi anni, vale il 76% dell’intero mercato cinese del lusso).