
Sono stata licenziata per crisi ed esuberi, dopo Cassa Integrazione. Il tavolo però è stato aperto tra sindacati, azienda (Carrefour) e Regione, ma non al Ministero. Il tutto si è risolto con i licenziamenti concordati. Sono quindi esclusa da Opzione Donna?
Per andare in pensione con l’Opzione Donna non basta essere state licenziate nell’ambito di una crisi aziendale: è necessario che sulla vertenza si apra un tavolo di crisi presso il Ministero, sulla base del comma 852 della Legge 296/2006. Si tratta di tavoli aperti presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy su vertenze che riguardano imprese con almeno 250 dipendenti.
La disposizione è contenuta nel comma 292 della Legge 197/2022, che dettaglia i requisiti necessari per l’Opzione Donna. Molto in sintesi, ci vogliono 61 anni di età e 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2025. E bisogna appartenere a una delle tre categorie di aventi diritto, fra cui ci sono le lavoratrici licenziate o dipendenti in esubero da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto presso la struttura per la crisi d’impresa di cui all’articolo 1, comma 852, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
Nel suo caso, mi pare di capire che la crisi di impresa sia stata gestita in base a una diversa procedura. In questo caso non rientra nel requisito previsto per l’Opzione Donna.
Per avere certezze le consiglio di sottoporre lo specifico caso direttamente all’INPS, con tutti i dettagli della sua risoluzione, contattando il Contact Center o effettuando una richiesta online.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz