Tratto dallo speciale:

Mercato del lavoro verso la riforma

di Barbara Weisz

16 Gennaio 2012 18:20

Contratti di inserimento, flessibilità, ammortizzatori sociali, relazioni industriali: sulla riforma del lavoro le richieste delle Pmi, la posizione di Cgil, Cisl e Uil con la loro proposta unitaria. La prossima settimana l'agenda del Governo.

Riforma del lavoro: apprendistato per i giovani, il reinserimento per gli over 50, gli ammortizzatori sociali, i contratti, la flessibilità in uscita (ovvero l’articolo 18). Sono questi i temi fondamentali su cui si gioca la riforma del mercato del lavoro italiano. La prossima settimana si aprirà il tavolo fra il ministero guidato da Elsa Fornero e le parti sociali: sindacati e imprenditori.

La posizione dei sindacati

Un appuntamento al quale Cgil, Cisl e Uil si presenteranno uniti, con un documento che è in fase di preparazione e che prenderà forma definitiva in vista della riunione delle segreterie confederali per mettere a punto la piattaforma di proposte unitarie per la  riforma del lavoro.

L’occupazione dei giovani e delle donne, magari da incentivare attraverso specifici strumenti fiscali, i contratti di inserimento, il rafforzamento del welfare sono anche alcuni dei punti principali su cui insistono le organizzazioni imprenditoriali, dei grandi ma anche dei piccoli e medi imprenditori.

La posizione degli imprenditori

Ad esempio Rete Imprese Italia ritiene indispensabile che non ci sia alcun aumento del costo del lavoro, e anzi si potrebbero individuare spazi di riduzione ad esempio sulle tariffe Inail delle gestioni terziario e artigianato. Necessario anche intervenire sugli ammortizzatori sociali, secondo l’associazione di piccoli e medi imprenditori che riunisce Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, ma senza caricare «compiti impropri» sulle imprese.

E poi, un pacchetto di misure «permanenti e rapide» per l’occupazione di giovani e donne, magari con «sgravi contributivi e fiscali certi e strutturati». Il presidente dell’associazione, Marco Venturi, al termine dell’incontro di venerdì scorso, 13 gennaio, al dicastero, ha dichiarato che «il ministro Fornero ha mostrato una grande apertura nei confronti nelle nostre considerazioni, e disponibilità a continuare infuturo il dialogo sui temi del lavoro».

Contratti

Tornando ai sindacati, per conoscere nel dettaglio le loro proposte bisognerà attendere ancora, ma le linee guida delle sigle confederali sono già chiare: il documento unitario che sarà presentato al governo riguarderà crescita, mercato del lavoro, ammortizzatori sociali e pensioni.

Per la riforma del lavoro, i sindacati insisteranno sull’aumento dei contratti a tempo indeterminato, con strumenti di incentivazione delle assunzioni stabili. Per i giovani, secondo il segretario della Cgil Susanna Camusso lo strumento dovrebbe essere l’apprendistato, per gli over 50 i contratti di reinserimento. Comunque, per i sindacati è centrale la riduzione dei contratti precari.

Sulle forme contrattuali circolano cifre diverse: sarebbero circa 46 le tipologie di contratti esistenti in Italia secondo i sindacati Confederali, mentre Confindustria ne conta 15 o 16, in linea con l’Europa.  Nei mesi scorsi il ministero del Lavoro (quando era ancora guidato da Maurizio Sacconi) aveva contato circa 34 forme contrattuali diverse, sottolineando che in realtà quelle più utilizzati dalle aziende sono una decina.

Queste cifre riguardano le forme contrattuali, non i diversi contratti nazionali esistenti in Italia, che sono oltre 500. Al di là dei numeri, sembra molto probabile che fra gli argomenti di dibattito al tavolo ci sarà quello delle relazioni industriali.

Articolo 18

C’è poi il capitolo relativo all’articolo 18. Nei giorni scorsi la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha parlato di «anomalia italiana», ma Viale Astronomia ha anche dichiarato che non intende farne un argomento centrale del tavolo. Cgil, Cisl e Uil su questo sono molte ferme: non si tocca l’articolo 18.

Il dato certo è che nel decreto liberalizzazioni non ci sarà la norma che secondo le indiscrezioni era contenuta nella bozza, e che riguardava appunto l’articolo 18 prevedendo che in caso di fusione fra aziende sotto i 15 dipendenti la soglia non licenziabiità salisse a 50 dipendenti.

La posizione del ministro Fornero

Il ministro Fornero nei giorni scorsi ha nuovamente insistito sulla necessità del dialogo, e i punti su cui sembra maggiormente intenzionata a insistere sono la flessibilità in entrata, le misure per l’inserimento dei giovani, delle donne, quelle per la riallocazione degli over 50 che restano senza lavoro e, ancora, gli ammortizzatori sociali.

Le richieste dell’Europa

Infine, le richieste dell’Europa: in materia di riforma del lavoro all’Italia si chiedono chiarimenti su flessibilità in entrata, flessibilità in uscita, ammortizzatori sociali, formazione.

Questi, in estrema sintesi, i temi sul tavolo e le posizioni delle diverse parti in causa: la prossima settimana si prevede che venga definita un’agenda precisa della riforma del lavoro, con indicazioni su modi  e tempi.