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Riforma Pensioni 2022: vertice il 15 febbraio sulla flessibilità in uscita

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 14 Febbraio 2022
Aggiornato 16 Febbraio 2022 14:28

Riforma pensioni, ultime novità di febbraio 2022: in calendario un appuntamento tecnico a metà mese e uno politico nei giorni successivi, le anticipazioni.

Fissato per martedì 15 febbraio alle ore 18.00 un nuovo incontro tra Governo e Sindacati sulla riforma delle pensioni per discutere di nuove formule di flessibilità in uscita (ossia di pensione anticipata) da istituire dopo il termine della Quota 102 a fine dicembre.

Riforma: pensione anticipata dopo Quota 102

Il mancato vertice sulla flessibilità in uscita era stato il motivo per cui era saltato l’incontro politico dello scorso 7 febbraio, quando si sarebbero dovute mettere sul tavolo le proposte e cominciare a pensare concretamente ad una riforma da scrivere. Trattandosi del tema fondamentale per la riforma delle pensioni da inserire in Manovra 2023, l’Esecutivo Draghi aveva deciso di rinviare per cercare prima una quadra tecnica sulle future formule di uscita anticipata.

Si tratta pertanto di un tavolo tecnico, che si associa a quelli già tenutisi sulle pensioni dei giovani e delle donne (da tutelare con agevolazioni sui requisiti contributivi) e sulla previdenza complementare (da incentivare a integrazione della pensione standard).

Il nuovo calendario della riforma

Secondo le anticipazioni, dunque, il tanto atteso incontro politico tra Governo e Sindacati dovrebbe pertanto tenersi nei giorni successivi al tavolo tecnico del 15 febbraio, quando ci saranno auspicabilmente tutte le condizioni per discutere più dettagliatamente di proposte e misure. Appuntamento in calendario entro fine mese, tra i Ministri Orlando e Franco e i segretari generali di CGIL, CISL e UIL.

Il quarto tavolo tecnico, ancor prima di quello politico di fine febbraio, potrebbe comunque già fornire delle anticipazioni concrete su quello che è l’orientamento del Governo sulla riforma previdenziale, per quanto sia stato finora già espressa la volontà di muovere in direzione di una riforma previdenziale indirizzata ad un sistema basato sul calcolo dell’assegno interamente contributivo.

Gli orientamenti a confronto

La linea Franco-Orlando sembra quella di un ritorno pieno alla Legge Fornero, ma con delle modifiche strutturali che consentano ai lavoratori di poter scegliere di ritirarsi prima, seppur con formule economicamente più penalizzanti, sulla scia di quando oggi avviene con l’Opzione Donna, che consente l’uscita anticipata ma impone un ricalcolo contributivo. L’orientamento è quello di permettere l’uscita a 63-64 anni ma con un taglio dell’assegno (Opzione Tutti).

Sul fronte sindacale, la linea è invece quella di tutelare principalmente i soggetti con carriere discontinue, riconoscendo loro ai fini pensionistici, anche periodi contributivi finora non valorizzati nel montante, tanto per il diritto alla pensione quanto per la sua misura. In pratica, uscita anche ordinaria (requisito anagrafico standard) ma conteggiando periodi di disoccupazione o di cura della famiglia, e “scontando” il requisito contributivo alle madri.

Tra le due visioni, si cercano i margini per un compromesso: fornire soluzioni alternative (e permanenti, dopo anni di Quote) alla pensione ordinaria con i requisiti Fornero ma con costi sostenibili per il sistema previdenziale. Di fianco, si cerca però di tutelare le fasce più deboli (come i lavoratori precari) e di semplificare l’uscita per chi svolge mansioni e usuranti (magari ampliando ancora la platea, e non soltanto per l’accesso all’APE Sociale) e di incentivare forme di pensione integrativa che rendano meno “poveri” i pensionati del futuro.

Pensioni 2022-2023: proposte e ultime novità di febbraio

Per rendere sostenibile il sistema pensionistico italiano, bisogna limitare le uscite anticipate rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni. Si ipotizzano soluzioni ce prevedono la pensione fra i 62 e i 64 anni con penalizzazioni dell’assegno. Uno scenario lontanissimo rispetto alla Quota 41 per tutti, cavallo di battaglia sindacale della prima ora.

La via di mezzo potrebbe essere quella di avviare nel 2023 la riforma pensioni prevedendo delle tutele definitive soltanto per alcune categorie di lavoratori (precoci, usuranti, gravosi) anche a scopo di ricambio generazionale, per poi procedere in maniera più graduale ad una rivisitazione in chiave “contributiva pura” del sistema di calcolo pensione per tutti. Ne sapremo di più dopo l’incontro di fine febbraio, quando saranno finalmente svelate le carte.