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Limiti e soluzioni del Cloud Computing

di Alessia Valentini

Pubblicato 17 Novembre 2011
Aggiornato 25 Novembre 2011 12:36

Per consentire alle Pmi di migrare al Cloud Computing senza rischi non calcolati è bene sfatare i miti più comuni e prendere le necessarie precauzioni contro i potenziali problemi.

Prima di decidere se e come implementare soluzioni di Cloud Computing nella propria infrastruttura aziendale, è utile definire prima aspettative e obiettivi. Per farlo, è necessario ridimensionare alcuni dei miti più diffusi e comprendere il vero significativo dei vantaggi attesi.

La migrazione al Cloud Computing non elimina l’esigenza di una struttura IT interna. Ricorrere ad un partner IT non significa licenziamenti di massa o taglio del personale interno, semmai consente una razionalizzazione. Quelle PMI che, al contrario, non hanno un gruppo IT in azienda sono invece sollevate dal problema.

Le professionalità IT non perderanno in valore, anzi. Il personale tecnico acquisirà certamente nuove competenze (per poter valutare le opzioni offerte dal provider cloud, per gestire i requisiti di servizio, per contrattare con i fornitori, ecc.) e, con l’eventuale aumento delle risorse tecnologiche presso i vendor potrebbe addirittura aumentare il bisogno di nuovi professionisti IT. La Cloud è facile da usare e gestire, dunque, ma è anche vero che l’azienda cliente deve poter contare su responsabili IT capaci di interagire con il provider.

La Cloud abbatte i costi ma non è gratis. L’obiettivo finale è quello di ottimizzare i costi, ma è anche vero che il contratto di servizio con il fornitore va studiato nel dettaglio, per prendere consapevolezza dei costi espliciti e quelli eventualmente nascosti: alcuni contratti, per esempio, indicano che i termini possano essere variati dal fornitore senza preavviso; molte PMI potrebbero dover aumentare la banda internet per supportare adeguatamente i servizi sottoscritti; devono essere valutati i costi legali connessi all’aumento del profilo di rischio aziendale; attenzione anche ad alcune applicazioni o tool di terze parti che potrebbero non essere a buon mercato anche se proposte in abbinamento alle Apps del provider.

La Cloud può presentare problemi prestazionali. Se la banda larga del cliente non è adeguata, il servizio cloud potrebbe non raggiungere i livelli di performance attesi: in questi casi, persino il numero di utenti connessi contemporaneamente potrebbe far aumentare il tempo di risposta (valore medio 3-5 secondi, che per il Web sono davvero tanti).

Non tutti i servizi si possono spostare sulla Cloud. Se è vero che la suite di applicativi per l’ufficio più diffusa, il pacchetto Office, ha degli equivalenti disponibili sulla Nuvola, è anche vero che le PMI che vi si sono rivolte in modo esclusivo restano delle eccezioni e per lo più preferiscono soluzioni semi-gratuite o aperte (Google Docs, Zho…) come strumenti complementari al tradizionale Office che, con i suoi 20 anni di anzianità offre funzionalità non ancora del tutto migrate sulla Cloud.

Cloud: limiti e soluzioni

Sottovalutare alcuni aspetti implementativi del Cloud Computing può portare a seri problemi quando il sistema viene messo a regime in ambiente di produzione. E’ necessario quindi avere ben presente il tipo di problema e istituire opportune contromisure per tempo.

Interruzione del servizio: è l’incubo di ogni provider e di ogni cliente. Devono far riflettere esempi eccellenti quali il guasto di alto profilo agli Amazon Web Services (AWS): la contromisura migliore è pensare a servizi indipendenti e più copie ridondate dei dati su zone di disponibilità diverse, e se si contempla che la rete possa avere intoppi, si deve pensare ad una infrastruttura in cui gli host sono ridondati: se cade uno l’altro lo sostituisce.

Problemi di backup. Quando si tratta di dati cruciali non si deve mai demandare la totale protezione dei dati al provider: si deve determinare il corretto setup a livello di disaster recovery del cloud provider e, in aggiunta, prevedere un backup indipendente, anche perchè la responsabilità dei dati in parte resta all’azienda cliente, e non viene totalmente trasferita al provider del servizio.

Problemi mail. Un potenziale blocco del sistema mail colpisce duramente le aziende, tagliate fuori dalle relazioni con clienti e fornitori con ovvie ricadute sul business. Problemi di questo tipo si sono verificati in passato anche con Google Gmail (un opportuno ripristino a partire dai backup su nastro ha permesso di riprinsitinare la normalità del servizio) e con Microsoft Hotmail (uno script di cancellazione di account fasulli creati a fini di test aveva cancellato circa 17.000 account reali). La contromisura è sempre il backup ad accesso offline.

Sistemi fuori uso. In questo caso il problema riguarda le infrastrutture hardware che possono avere problemi di continuità: è accaduto anche a salesforce.com (KO servizi e backup) per problemi elettrici che hanno messo in downtime i server. Nei casi di esigenza di una “disponibilità assoluta” non si deve pensare ad una unica Cloud. Le aziende devono valutare se i propri dati di business possono sopportare downtime occasionali e, in caso contrario, assicurarsi che la propria configurazione abbia la resilienza necessaria per evitarli o pensare di scegliere due provider diversi per il mantenimento di un workload con caratteristiche di sicurezza disponibilità e integrità adeguate.

Lato provider i dati devono poter essere ridondati in data center diversi in modo che in caso di caduta di uno, gli altri possano mantenere il servizio attivo.

In tutti i casi, è bener ricordare che non esiste server, centro o servizio affidabile al 100%, come insegnano anche i recenti casi italiani di Aruba e Poste Italiane: il servizio cloud deve essere implementato con questa consapevolezza altrimenti non si fanno servizi informatici con la Nuvola ma si dimostra di avere la testa fra le nuvole. E c’è una bella differenza…