PMI Green: in Italia il futuro è rosa .. e blu

di Alessia Valentini

Pubblicato 21 Novembre 2012
Aggiornato 22 Novembre 2012 11:47

Osservatorio sulla piccola impresa green: le aziende della green economy resistono meglio alla crisi, contribuiscono a creare occupazione e a generare innovazione.

La Green Economy si sta affermando con risultati e opportunità importanti, tanto che attirare significativi investimenti, complice il moltiplicarsi di contributi e incentivi per le imprese innovative della filiera.

Le ricadute positive si riflettono anche sull’Export e più in generale sulla creazione di posti di lavoro in sintonia con le stime Ocse (20 milioni entro il 2030, nel solo settore dell’energia low carbon), tanto da venire considerata un ottimo antidoto contro la crisi: in Italia ben il 23,6% delle aziende ha attivato iniziative green con questo obiettivo (dati Green Italy 2012 di Unioncamere e Fondazione Symbola).

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L’industria italiana della Green Economy è florida in termini di aziende e start-up ed il Governo ha predisposto una piattaforma programmatica per lo sviluppo del settore, coinvolgendo esperti e rappresentanti delle imprese e della società civile.

Osservatorio PMI green

Il secondo osservatorio congiunturale sulle PMI green curato da Fondazione Impresa ha fotografato lo stato di crisi di circa 400 piccole imprese con meno di 20 addetti: a metà 2012 le piccole imprese green sono risultate meno in difficoltà delle altre. Parliamo di aziende attive nei settori delle energie rinnovabili, protezione dell’ambiente, certificazione di prodotti e processi, consulenza ambientale e riciclaggio dei rifiuti.

La salute di queste PMI è stata misurata in base a indicatori chiave: produzione, fatturato, ordini, esportazioni, prezzi dei fornitori, occupazione e investimenti.

In termini congiunturali, le piccole imprese green hanno registrato una diminuzione della produzione di appena lo 0,1%, senza alcuna variazione di fatturato. Sono calati di poco gli ordini (-0,4%) a fronte di un leggero aumento dell’export (0,6%), anche se è stata registrata una flessione dell’occupazione (0,8%).

Previsionalmente, gli operatori manifestano una certa prudenza, ipotizzando andamenti contrastanti fra produzione (-0,1%) e fatturato (+0,1%). La ripresa degli ordinativi viene valutata in un +0,5% con un dato in crescita anche per esportazioni (+0,8%), occupazione (+0,3%) e incidenza degli investitori (16%).

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In tema di investimenti gli operatori hanno dichiarato una buona propensione. Il 37,7% ha operato investimenti di valore superiore ai 50mila euro, con un incidenza di quelli oltre i 200mila euro cresciuta dall’11,4% al 16%. Anche la qualità degli investimenti fa riflettere: mentre le comuni aziende destinano all’innovazione il 9,5% del budget, l’impresa green lo fa per il 26,5% e quasi interamente con risorse proprie.

Nuove avanguardie

Un volano per lo sviluppo delle imprese green può essere il contratto di rete, che consente alle piccole aziende di unirsi in reti d’impresa – in particolare quelle dedicate alla green energy – per essere più competitive sul mercato.

Sullo sfondo, il fiorire di nuove professioni che reinterpretano in chiave moderna antiche attività: sommelier della frutta, maestri falconieri a protezione della semina, esperti di erbe per trovare nuovi aromi a servizio dell’industria profumiera ecc.

Ma il vero culmine della green economy potrebbe essere la Blue Economy da tempo applicata in Italia attraverso il ricorso al Design sistemico.

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Questa disciplina permette di riprogettare i sistemi economici, le realtà imprenditoriali creando catene in cascata fra loro, in modo che l’emissione di inquinamento sia pari a zero: ogni nodo della catena riceve gli scarti dal precedente e vi costruisce sopra il proprio business, replicando la capacità in natura di creare senza produrre scarti.

Per approfondimenti: 2° Osservatorio congiunturale sulla piccola impresa “green”