I domini “.it” nel nostro Paese sono 289 ogni 10mila abitanti per un totale che supera ormai il milione e mezzo. A rivelarlo è l’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Iit-CNR), che ha da poco pubblicato un dettagliato rapporto sulla diffusione geografica dei domini di tipo “.it” in Italia e sul loro utilizzo da parte dei singoli cittadini e delle imprese. Un particolare punto di osservazione per valutare lo stato della Rete nel nostro Paese e identificare nuove risorse e opportunità legate alle realtà online e al di qua dello schermo.
La ricerca [file .doc] è stata realizzata sulla base dei dati del Registro .it, l’anagrafe dell’Iit-CNR che tiene traccia dei domini “.it”, valutando la distribuzione geografica dei proprietari dei domini e il loro status: semplici cittadini, enti o imprese. «Il risultato è una radiografia accurata della diffusione della Rete e, in particolare, del suo uso più evoluto e consapevole. Il possesso di un dominio evidenzia che l’utente intende sfruttare al meglio le opportunità offerte da Internet e non si limita a una fruizione sporadica e passiva» hanno precisato Maurizio Martinelli e Michela Serrecchia, autori dello studio da poco pubblicato.
Per realizzare il report, gli autori hanno realizzato una ricerca su 1.429.009 domini di tipo “.it” per i quali è stato possibile risalire alla tipologia del proprietario. L’indagine ha così consentito di rilevare un tasso di penetrazione maggiore nel Centro Italia con una media di 354 domini “.it” ogni 10mila abitanti a fronte del 340 rilevato al Nord e di un tasso pari a 180 riscontrato nelle aree del Sud del nostro Paese. In termini percentuali il quadro cambia sensibilmente a causa della diversa concentrazione della popolazione: «il Settentrione accentra il 54,35% del totale, lasciando il 24,34% al Centro e il 21,31% al Sud».
Il Trentino Alto Adige detiene il maggior tasso di penetrazione (457) a fronte di una percentuale di domini registrati intorno al 2,61%. Seguono poi la Lombardia a quota 381,31 (21,48%), l’Emilia Romagna, il Lazio e la Toscana. Le regioni del Sud Italia si trovano tutte oltre la decima posizione con Sicilia (156,34), Basilicata (146,56) e Calabria (140,50) agli ultimi posti della classifica. Un andamento sostanzialmente confermato anche dall’analisi per province che vede ai primi posti Bologna, Milano e Bolzano e in coda le province meridionali di Crotone, Caltanissetta ed Enna.
«Il sistema utilizzato dall’Iit-CNR ha permesso di estrapolare delle graduatorie specifiche che individuano i nomi a dominio censiti dal Registro “.it” ogni 10mila abitanti o ogni 100 imprese ed enti, effettuando anche un raffronto con l’analoga ricerca condotta nel 2004» precisano Martinelli e Serrecchia. I principali assegnatari dei domini italiani sono le aziende, con oltre 910mila registrazioni, seguono poi le singole persone fisiche con circa 392mila assegnazioni, gli enti non profit a quota 55mila e i liberi professionisti con 46mila registrazioni.
Nell’area business legata alle imprese si distinguono le zone di Bologna, Milano e Bolzano con una penetrazione che oscilla tra i 45 e i 36 punti. A livello regionale spiccano le aziende del Trentino Alto Adige (32,57), della Lombardia (28,53), dell’Emilia Romagna e del Lazio. Per i liberi professionisti, il rapporto rileva una maggiore presenza nelle province di Livorno, Milano, Bologna e a sorpresa Caserta.
Come prevedibile, gli operatori che registrano i domini “.it” per conto terzi, i maintainer, sono concentrati principalmente in Italia: 2.321 italiani a fronte dei 175 stranieri per un totale pari a 2.496 maintainer. La maggiore concentrazione si registra in toscana «una leadership sicuramente favorita dalla presenza a pisa del Registro .it e da alcune delle società storicamente più dimensionate».
Il rapporto realizzato da Iit-CNR dimostra quanto sia diffuso e gradito il dominio “.it” tra gli operatori e i protagonisti della Rete. I domini nostrani si rivelano utili per le imprese interessate a veicolare l’immagine del “made in Italy” anche all’estero, aggiungendo un elemento di pregio in più ai propri brand. In molti casi il dominio “.it” viene infatti preferito al più generico “.com”, contribuendo al sensibile aumento di domini riscontrato anche dal recente rapporto del Centro Nazionale delle Ricerche.